E’ ennesimo record storico per il debito pubblico italiano, che nel mese di ottobre è salito alla cifra di 2.770,79 miliardi di euro. Rispetto a settembre, l’aumento è stato di 27,68 miliardi. Un’impennata che ai più appare imprevista, ma che come vedremo si spiega grazie agli altri dati forniti dalla Banca d’Italia con il suo Supplemento Finanziario al Bollettino statistico mensile.

Ad avere provocato il boom del debito pubblico ad ottobre sono state tre componenti:

  1. aumento delle disponibilità liquide del Tesoro: +14,55 miliardi;
  2. fabbisogno delle amministrazione pubbliche: +9,92 miliardi;
  3. variazioni tassi di cambio, inflazione e tassi: +3,21 miliardi.

Cause boom debito pubblico

Dunque, il grosso dell’aumento è avvenuto per effetto delle scorte di liquidità accumulate dal Tesoro. Esse sono passate in un solo mese da circa 48 a 62,61 miliardi. Cosa sono e come mai sono state aumentate? Si tratta di denaro che il Tesoro raccoglie sul mercato al di sopra delle proprie esigenze immediate, al fine di mettersi al sicuro contro gli imprevisti. Ma c’è un’altra ragione per cui tali scorte possano variare di mese in mese anche in misura notevole, com’è accaduto ad ottobre. Il Tesoro può sovra-indebitarsi quando prevede che i costi di emissione del debito pubblico nei mesi successivi rischi di salire.

E, infatti, nel mese di ottobre i rendimenti dei BTp erano aumentati di molto, mentre lo spread s’impennava fino a un massimo di 250 punti. Il decennale era arrivato ad offrire il 4,90% sul mercato secondario. Probabile che il Tesoro abbia pensato che fosse meglio aumentare la montagna di debito pubblico da emettere per ridurre la spesa per interessi complessiva. In realtà, nelle ultime settimane i rendimenti sono scesi e forse anche inaspettatamente. Ma questo non si poteva prevedere. Inoltre, l’extra-debito potrà servire a tagliare le emissioni nei mesi prossimi, quando le condizioni di mercato restano incerte.

Prosegue fuga investitori stranieri

C’è un dato che deve tenerci con gli occhi aperti.

Tra agosto e settembre, gli investitori stranieri hanno ridotto il debito pubblico in loro possesso di quasi una decina di miliardi. A fronte di una quota sostanzialmente identica (27,3% contro 27,4%), in valore assoluto si è scesi da 756,12 a 746,47 miliardi di euro. Nei primi dieci mesi dell’anno, la fuga dei capitali esteri è stata di oltre 135 miliardi.

Sempre da inizio anno al 31 ottobre scorso, il debito pubblico è cresciuto di 92,7 miliardi. Al netto delle variazioni intervenute sulle disponibilità liquide, il dato risulta in crescita di 77,55 miliardi. Infine, a fronte di una durata media di 7,7 anni, il debito pubblico in scadenza entro cinque anni ammontava alla fine di ottobre a quasi 1.500 miliardi (1.493,2 miliardi).

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