La notizia ha fatto letteralmente il giro del mondo. E non poteva essere diversamente, visto che riguarda proprio il posizionamento dei primi paesi in termini di produzione di ricchezza. La Germania è diventata terza economia mondiale, scalzando il Giappone dal podio. Davanti si ritrova solamente Stati Uniti e Cina. Uno smacco per Tokyo, che non immaginava probabilmente di finire in quarta posizione e dietro a un paese con oltre una popolazione di un terzo più piccola. Ma la sorpresa sarà stata degli stessi tedeschi nell’apprendere di avere compiuto un passo in avanti significativo, malgrado la loro economia nel 2023 sia andata in recessione.

Confronto tra PIL di Germania e Giappone

Il PIL in Germania è andato giù dello 0,3% in termini reali. E’ stato l’unico segno negativo tra gli stati del G7. C’è da dire che tecnicamente il Giappone è appena entrato in recessione, essendo il suo PIL contrattosi per due trimestri consecutivi: dello 0,8% tra luglio e settembre e dello 0,1% tra ottobre e dicembre, in entrambi i casi rispetto ai tre mesi precedenti.

Ma vediamo nei dettagli com’è stato possibile per la Germania diventare terza economia mondiale. Il PIL nipponico è cresciuto nominalmente del 5,7% l’anno scorso, portandosi a 591.480 miliardi di yen. In base al tasso di cambio medio contro il dollaro, questo dato equivale a 4.200 miliardi di dollari. Sempre nel 2023 il PIL tedesco è cresciuto nominalmente del 6,3% a 4.120 miliardi di euro, corrispondenti a 4.460 miliardi di dollari al tasso di cambio euro-dollaro medio nell’anno.

Cosa significa terza economia mondiale

Dunque, è così che la Germania ha strappato il podio al Giappone e ne ha preso il posto come terza economia mondiale. Tuttavia, da qui ad affermare che effettivamente la sua economia sia diventata più grande di quella nipponica appare affrettato. E’ accaduto, infatti, che l’anno scorso lo yen ha perso il 7% contro il dollaro, mentre l’euro ha messo a segno un apprezzamento del 3%.

Stiamo facendo riferimento alla differenza tra tasso di cambio a fine anno rispetto a quello iniziale. Guardando ai tassi di cambio medi, otteniamo dati assai simili, ossia rispettivamente del -6,4% e +2,7%.

Il problema nel confrontare il PIL tra diverse economie con valute differenti risiede nella distorsione provocata dalle variazioni dei tassi di cambio. A ciò si aggiunge il differente costo della vita. Ad esempio, pur adottando lo stesso euro, tutti sappiamo che uno stesso stipendio di 1.500 euro al mese avrebbe un potere di acquisto molto più basso in Francia che non in Grecia. Come fare a tenere conto di queste differenze?

Big Mac Index per fare confronti tra economie

Uno dei metodi più popolari, per quanto criticati, lo fornisce il Big Mac Index. Funziona così: si prende il panino del McDonald’s e si confrontano i prezzi di vendita nei vari stati per trovare il tasso di cambio “corretto”. A gennaio emergeva che in Giappone costasse 450 yen contro i 5,69 negli Stati Uniti. Il cambio dovrebbe essere, pertanto, di 79,09. Invece, attualmente si attesta intorno a 150. Se utilizzassimo questo tasso, il PIL nipponico del 2023 varrebbe oggi circa 7.480 miliardi di dollari.

E il PIL tedesco? Risulterebbe sopravvalutato. Il tasso di cambio equo sarebbe di circa 1,05. La ricchezza annua prodotta dalla Germania l’anno scorso sarebbe stata, quindi, di circa 3.915 miliardi di dollari. Il Giappone si riporterebbe di gran lunga terza economia mondiale, quasi doppiando la concorrente europea.

Conta il potere di acquisto

Ma sarebbe opportuno fare riferimento al PIL a parità di potere di acquisto (PPP, Purchasing Power Parity), che sarebbe una misura più puntuale per il confronto tra diversi costi della vita nelle varie economie nazionali. La domanda è sempre la stessa: con un dollaro in questo o quel paese cosa ci compro? Dire di guadagnare 5.000 dollari al mese a New York non è la stessa cosa che guadagnare la stessa cifra ad Ankara.

Nel primo caso, rischierei di fare la fame; nel secondo, farei probabilmente la pacchia. Stando alla Banca Mondiale, nel 2022 il PIL tedesco valeva così 5.320 miliardi di dollari, quello del Giappone 5.700. Ancora una volta, quindi, emergerebbe la supremazia di Tokyo su Berlino come terza economia mondiale. L’onore resterebbe salvo.

Infine, c’è da dire che il PIL in sé nulla ci dice della ricchezza reale delle persone. Bisogna fare riferimento anche al PIL pro-capite per avere un’idea più precisa delle condizioni di vita di stato in stato. Esso si ottiene suddividendo il PIL nominale per il numero degli abitanti di uno stato. Attenzione: il PIL pro-capite non coincide con il reddito medio, anche se di aiuta grosso modo a capire. Ebbene, sempre nel 2022 il PIL pro-capite del Giappone, stando alla PPP, fu di 46.015 dollari; in Germania, di 63.812 dollari. E qui emerge nitidamente la supremazia tedesca.

Terza economia mondiale, classifica assoluta ha scarso senso

Tra l’altro, anche l’Italia batterebbe di gran lunga il Giappone con un PIL pro-capite di 52.717 dollari, sempre a parità di potere di acquisto. E la Francia starebbe poco sopra, a 58.254 dollari. Questi numeri ci aiutano a capire che le classifiche assolute hanno spesso poco senso. Parlare di quale sia la terza economia mondiale non ha molto a che vedere con la ricchezza degli abitanti nello stato che occupa tale posizione. Prendiamo la Cina. E’ certamente la seconda economia mondiale, dietro solo agli Stati Uniti, con un PIL di oltre 126 mila miliardi di yuan nel 2023, pari a circa 17.710 miliardi di dollari. Ma avendo 1,4 miliardi di residenti, il suo PIL pro-capite ammonta ad appena 12.650 dollari. Stando alla PPP, il dato salirebbe a circa 22.820 dollari, in ogni caso meno un terzo della Germania e meno della metà di economie come Francia e Italia.

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