Quello appena concluso è stato un ottobre da allarme rosso per la Svezia, dove i prezzi delle case hanno registrato in media un calo mensile del 2,8%. Dall’apice toccato nel marzo scorso, c’è stato un crollo del 14%. Comprare casa nello stato scandinavo è diventato meno caro ai livelli di circa un paio di anni fa. E questa è una novità in un paese in cui la bolla immobiliare l’ha fatta da padrona negli ultimi anni. Dovete solo pensare che in meno di venticinque anni i prezzi delle case erano arrivati a salire del 200%, la media del 4,5% all’anno.

La Riksbank, che è la banca centrale più antica del mondo, ha già alzato i tassi d’interesse all’1,75% dopo averli tenuti sottozero per anni. Sta così cercando di affrontare un’inflazione esplosa al 10,9% a settembre. Dopodomani, quasi certamente annuncerà un ulteriore rialzo dello 0,75%. Tutto ciò ha portato a un raddoppio dei tassi sui mutui al 3,6%.

Prezzi delle case giù a causa del caro bollette

L’aspetto più interessante del calo dei prezzi delle case, però, riguarda le cause. Sì, sta incidendo il maggiore costo per accendere un mutuo. Le famiglie si mostrano più caute nel chiedere un prestito per comprare casa e inevitabilmente la domanda cala. Ma il tonfo di questi mesi starebbe riguardando particolarmente l’area meridionale della Svezia, mentre nel nord le quotazioni immobiliari stanno reggendo.

Cos’ha di diverso il sud? I costi dell’energia stanno esplodendo, mentre l’area settentrionale può attingere all’energia idroelettrica in maggiore abbondanza. In altre parole, le famiglie stanno titubando nel comprare casa per i maggiori costi che dovrebbero sostenere per riscaldarla, così come anche per la luce. Sembrava un discorso remoto fino a soli pochi mesi fa. La crisi dell’energia ha stravolto i ragionamenti del mercato.

La Svezia può considerarsi un canarino nella miniera per le sue caratteristiche estreme.

Famiglie iper-indebitate, prezzi delle case alle stelle e fino a poco tempo fa in continua ascesa, ricorso massiccio ai mutui e bassi tassi d’interesse. L’inflazione sta ponendo fine a un trend apparentemente e incessantemente positivo per il mercato immobiliare domestico. Se durasse, i tassi di proprietà nello stato scandinavo tornerebbero a ripiegare.

Paura per la solidità delle banche

Gli analisti non sembrano così pessimisti. Se è vero che il calo dei prezzi delle case in questi mesi è stato il più grave dal 1991, d’altra parte dovrebbe durare ancora poco. Secondo la stessa Riksbank, le quotazioni scenderanno in tutto del 18%. Le precedenti tre crisi del comparto negli ultimi trenta anni hanno avuto una durata media di poco superiore ai 12 mesi. Già nella primavera prossima, dunque, assisteremmo alla ripresa. Ma sarà così? In fondo, l’ultima volta che la Svezia aveva avuto problemi d’inflazione fu negli anni Ottanta. Lo stesso dicasi per tutto il resto dell’Occidente.

Il crollo dei prezzi delle case fa felici i potenziali acquirenti, meno i possibili venditori. In generale, però, preoccupa per il suo impatto negativo sulle banche. Essendo i proprio mutui garantiti dagli immobili, quando il loro valore di mercato si riduce velocemente, gli istituti di credito fronteggiano perdite anche solo virtuali da coprire con svalutazioni e accantonamenti di capitale. E la Riksbank ha invitato le banche svedesi alla prudenza, chiedendo loro di non distribuire elevati dividendi agli azionisti per prepararsi al peggio. Un leitmotiv imperante in questa fase in tutta Europa.

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