E’ stata una conferenza stampa di fine anno tutt’altro che retorica la prima e forse l’ultima del premier Mario Draghi. A parte la battuta sull’essere “un nonno al servizio delle istituzioni”, che di fatto ha lanciato ufficialmente la sua candidatura per il Quirinale, il suo discorso ha offerto spunti interessanti su un tema che sta particolarmente a cuore agli italiani e che tocca le loro tasche: il caro bollette.

Il prezzo del gas è salita durante la settimana scorsa ai nuovi massimi storici sul mercato olandese, “benchmark” per l’Europa, arrivando a costare 180 euro per MWh.

La vigilia di Natale, risultava sceso a 110 euro, pur sempre a +600% su base annua. E’ bastato che Gazprom chiudesse i rubinetti del gasdotto Yamal-Europe per far esplodere i prezzi nel Vecchio Continente.

Caro bollette e “guerra” con Mosca

Sul gas si sta giocando una partita a scacchi tra Mosca e Bruxelles. La Germania non ha autorizzato per quest’inverno le forniture russe attraverso Nord Stream 2, gasdotto di nuova costruzione e che attraversa il Mar Baltico. Ufficialmente per ragioni burocratiche, ma dietro vi è la pressione europea per dissuadere il Cremlino dall’occupare l’Ucraina. Anche Washington minaccia “sanzioni mai viste” contro la Russia nel caso di attacco.

Sta di fatto che l’Europa sta ingaggiando una “guerra” con Vladimir Putin in pieno inverno. E sappiamo che storicamente questa è la stagione più favorevole ai russi durante i periodi bellici. Chiedete a Napoleone Bonaparte e ad Adolf Hitler, tornati a casa con le pive nel sacco. Draghi, che è un pragmatico, ne ha preso atto e in conferenza stampa si è chiesto retoricamente se l’Europa abbia la possibilità di vincere oggi questa guerra. E si è risposto da solo di no. Pertanto, ha spiegato che Bruxelles dovrebbe trovare un accordo con Putin, altrimenti rischia una crisi energetica.

Il governo italiano ha stanziato 3,8 miliardi di euro contro il caro bollette, più dei 3 miliardi inizialmente previsti, ma molti di meno di quanti sarebbero necessari per lasciare le tariffe degli utenti invariate. Le stime parlano di 10-11 miliardi di costi, una cifra che si farebbe sentire nelle tasche degli italiani e che rischia di frenare la crescita dei consumi e dell’intera economia dopo il Covid. Ecco spiegata la richiesta di Draghi, il quale non è nuovo, però, a posizioni discordanti con l’Europa sulla Russia. Da organizzatore del G20, ha cercato di annodare il filo del dialogo con Mosca sugli aiuti all’Afghanistan. Con Putin risulta essersi sentito più volte al telefono.

La fuga in avanti di Draghi

Il fatto è semplice e maledettamente complesso allo stesso tempo: l’Europa cerca la svolta “green” per lottare contro i cambiamenti climatici. L’obiettivo è ambizioso, per molti versi condivisibile, ma per altri utopistico e impregnato di ideologia ambientalista e anti-capitalistica. Le emissioni zero entro il 2050 non sarebbero alla portata di un continente, dove ancora l’energia è prodotta grazie al gas e al petrolio. E la dipendenza da queste materie prime è praticamente totale. Può l’Europa combattere ad armi pari il suo fornitore di energia? Non sarebbe come pretendere di spuntarla contro il babbo che ti passa la paghetta settimanale?

Dunque, niente “guerra” alla Russia, non in inverno. D’altra parte, rompere il fronte mentre si sta combattendo contro il “nemico” non è mai una soluzione vantaggiosa. E Draghi rischia di scivolare su quell’affermazione. Le sue aspirazioni a diventare presidente della Repubblica potrebbero scontrarsi con le pressioni dell’amministrazione Biden su Roma, affinché la politica italiana non sia tentata di flirtare con Mosca. Il premier avrà ponderato tali conseguenze o ripone tutte le sue chance di affermazione sulla capacità di gestire al meglio la ripresa del PIL, la quale passa inevitabilmente dal calmieramento dei prezzi energetici?

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