Iniziativa lodevole, ancora presto per guardare ai risultati, ma state certi che saranno magri e impercettibili. Il “carrello tricolore” ha fatto il suo debutto dall’1 ottobre. Coinvolge migliaia di esercizi commerciali e para-farmaceutici in tutta Italia, frutto di un accordo a tre tra distribuzione, industria di prodotti di largo consumo e governo. Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, si è speso tanto per siglare il cosiddetto Patto anti-inflazione. Obiettivo: mantenere i prezzi di centinaia di prodotti dei supermercati invariati per il trimestre ottobre-dicembre.

Possibili anche sconti del 10%. Il bollino dello stato serve a segnalare ai consumatori i prodotti che rientrano nell’accordo “volontario” tra le parti.

Controllo prezzi controproducente

Al carrello tricolore si è giunti dopo mesi di estenuanti trattative, durante le quali un anello della filiera si scagliava contro l’altra. I distributori lamentano che i prezzi siano stati alzati a dismisura dai produttori, i quali a loro volta scaricano la responsabilità sui mercati delle materie prime e via dicendo. L’unica certezza è che i consumatori paghino molto di più alla casa e guadagnino pressappoco lo stesso stipendio di uno o due anni fa. Il potere di acquisto risulta così decimato e le vendite al dettaglio crollano.

Il controllo amministrativo dei prezzi, tuttavia, non ha mai funzionato nella storia. Anzi, paradossalmente è finito per acuire l’inflazione. Quando uno stato impone un tetto ai prezzi, le imprese si rifiutano di produrre. L’offerta diminuisce e i prezzi scoppiano. Si forma generalmente un mercato nero in cui beni e servizi possono essere scambiati di nascosto delle autorità ai prezzi concordati tra le parti. Ovviamente, il carrello tricolore non c’entra nulla con questa logica. E’ semplicemente un accordo volontario tra migliaia di produttori e distributori con la mediazione del governo.

Servono liberalizzazioni per aumentare concorrenza mercato

In ogni caso, non funzionerà.

Siamo facili profeti e non vogliamo mettere in discussione la bontà dell’iniziativa. Semplicemente, il mercato fissa i prezzi in base alla legge della domanda e dell’offerta. Molti rincari sono dovuti all’aumento dei costi di produzione. Ed è qui che il governo italiano può e deve intervenire nel rispetto proprio del libero mercato. Come? Massimizzando in ogni settore dell’economia il grado di concorrenza. L’Italia è un paese corporativo, in cui le rendite di posizione resistono a tutte le stagioni.

Basti pensare che da anni non riusciamo a bandire concorsi per rimettere a gara le concessioni balneari. La categoria riesce a convincere parte dell’opinione pubblica e della politica di avere diritto a sfruttare le spiagge per spiccioli e a tempo indefinito. Un’ottusità che anche l’esecutivo di centro-destra difende a spada tratta dalle richieste dell’Unione Europea. Le liberalizzazioni servono a fare entrare aria fresca in ogni comparto produttivo, stimolando innovazione, investimenti, qualità dell’offerta e abbassamento dei prezzi.

Anche sulle compagnie aeree il governo Meloni ha usato questa estate la scorciatoia del tetto alle tariffe per volare da e verso Sicilia e Sardegna. Ha preferito occuparsi dell’algoritmo per la fissazione dei prezzi, anziché aumentare il numero di vettori che può volare verso gli scali siciliani e sardi. E’ del tutto evidente che se solo Ryanair e ITA Airways posseggono gli slot, riescano a fare il bello e cattivo tempo. Anche accordandosi tra loro, con buona pace delle smentite dei dirigenti irlandesi.

Carrello tricolore escamotage inefficace

Come non tornare sull’annosa questione dei tassisti? Una categoria che tiene in ostaggio il turismo di un’intera nazione e che non accetta l’idea della concorrenza. Sgretolare queste rendite aiuterebbe ad abbassare i prezzi di una moltitudine di beni e servizi. L’inflazione la si combatte così, non a colpi di minacce a questo o quel produttore o stipulando accordi nei ministeri.

Il mercato è realmente tale quando l’offerta abbonda, altrimenti diventa un sistema collusivo, un cartello che impone la sua forza economica alla controparte. Peccato che da anni di liberalizzazioni in Italia non si parli più. Finché l’inflazione non era un problema, potevamo anche fingere di non vedere. Adesso, non possiamo accontentarci del carrello tricolore.

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