Tre CEO in quattro giorni. Se fosse uno stato, lo definiremmo una “repubblica delle banane”. Invece, stiamo parlando di una realtà promettente nel panorama imprenditoriale mondiale. Il board di OpenAI, la società attiva nell’Intelligenza Artificiale e che di recente ha sconvolto il mondo con l’uscita di ChatGPT, venerdì scorso ha reso noto di avere licenziato il CEO e fondatore Sam Altman. Egli non avrebbe collaborato a dovere con l’organo esecutivo, al quale avrebbe nascosto informazioni rilevanti e tale da recidere il rapporto di fiducia.

Al suo posto veniva nominata ad interim Mira Murati, 32 anni, albanese e in OpenAI dal 2018 in veste di CTO.

Intelligenza Artificiale, Microsoft trema

Poche ore dopo che Altman era stato messo alle porte, a farsi sentire sono stati gli investitori per chiedere al board di rivedere la loro decisione. Le pressioni sono state forti, in particolare, da parte di Microsoft, che nella società ha investito 10 miliardi di dollari. Il CEO Satya Nadella teme che il colpo di testa dei vertici aziendali possa nuocere all’investimento. Altman è diventato un’istituzione in tema di Intelligenza Artificiale. Tant’è che subito dopo il suo licenziamento si sono diffuse voci che starebbe ipotizzando la creazione di una nuova società concorrente, avvalendosi della collaborazione di attuali dirigenti in OpenAI, tra cui il co-fondatore Greg Brockman.

E poco fa la mossa a sorpresa proprio di Microsoft, che ha annunciato l’assunzione di Altman e Brockman per metterli a capo delle attività relative allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Resta da vedere come questa situazione possa considerarsi compatibile con l’investimento in OpenAI. Potrebbe anticipare la fuoriuscita del colosso informatico dalla società e il possibile avvio della fuga degli investitori da essa.

Altman pensa a nuova società

Quest’ultimo non era stato licenziato dal board, ma ha preferito di sua spontanea volontà andare via.

Nel fine settimana, le clamorose trattative per fare rientrare Altman. Il quale ne ha ovviamente approfittato per alzare il prezzo e imporre le sue condizioni. Il negoziato non è andato a buon fine e poche ore fa l’annuncio della nomina di un altro CEO ad interim: Emmett Shear, ex CEO di Twitch.

Ma cos’è successo davvero in OpenAI? Il board della società non rappresenta il capitale, in quanto è stato selezionato con criteri che definiremmo “non di mercato”. Vi fanno parte un altro cofondatore, tale Ilya Sutskever, l’attuale CEO di Quora Adam D’Angelo, l’accademica Helen Toner e la senior management scientist Tasha McCauley. Il loro obiettivo consiste nel rendere l’Intelligenza Artificiale a disposizione dell’umanità e con modalità sicure ed eque.

OpenAI scissa tra profitto e pubblica utilità

Il board ha accusato l’ex CEO Altman di avere tradito queste premesse per concentrarsi sul profitto. Gli investitori tremano all’idea che la società possa perdere appeal dal punto di vista finanziario. Attualmente, sarebbe valutata tra 27 e 29 miliardi di dollari. Il peggio arriverebbe nel caso in cui Altman fondasse una sua nuova creatura, perché in quel caso c’è il rischio concreto che molte risorse umane e finanche investimenti fisici escano da OpenAI.

Il caso sta evidenziando l’estrema difficoltà di tenere in piedi un apparato societario concepito per una startup dal futuro ignoto, una volta che assuma rilevanti dimensioni sul mercato. Lo scontro tra logica del profitto e benessere sociale c’è sempre stato, ma l’anomalia qui è che stia avvenendo tutto all’interno della stessa società. Potrà mai esservi un board incapace di rappresentare le istanze di chi ha investito i capitali per perseguire finalità non immediatamente o prettamente economiche?

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