Nelle scorse settimane, l’azienda EasyJoint ha lanciato in Italia la marijuana ‘light’, la quale, contenendo un tasso ridottissimo di THC (la sostanza psicotropa che ‘sballa’), è ammessa alla vendita nel nostro paese, promettendo un effetto da leggero tranquillante. Si tratta di una questione che ha fatto molto discutere e che potrebbe suscitare vaste polemiche, anche perché l’idea di legalizzare la cannabis è sempre presente e la politica non sembra assumere una questione chiara sulla posizione. In questo articolo, vogliamo fare un piccolo esercizio ‘retorico’ su cosa potrebbe accadere dal punto di vista economico da un lato e sociale e morale dall’altro, qualora avvenisse davvero la legalizzazione.

Qui, la notizia di cui sopra: Marijuana legalizzata e in commercio: il business ‘light’ e le polemiche.

Cannabis legale in Italia: cosa cambierebbe dal punto di vista ‘economico’

Il tema favorito da chi appoggia la legalizzazione delle droghe leggere in Italia riguarda proprio gli aspetti economici. Rendere ‘legale’ l’utilizzazione della cannabis, permetterebbe di indebolire fortemente il traffico illegale di queste sostanze con un doppio beneficio: da un lato, le associazioni criminali andrebbero in difficoltà, dall’altro si assicurerebbe alla popolazione, che, comunque, ne farebbe uso, una qualità migliore e quindi minori danni alla salute. È chiaro, comunque, che la legalizzazione dovrebbe essere gestita al meglio e il problema sarebbe appunto la possibilità di liberalizzazione della vendita.

Qui, un po’ di normativa – Coltivare marijuana: quando si commette reato?

Cannabis legale in Italia: cosa cambierebbe dal punto di vista sociale e morale

L’altro aspetto fondamentale, circa la legalizzazione della cannabis in Italia, riguarda i risvolti di carattere sociale e morale. L’inquietudine suscitata dal suicidio del ragazzo di 16 anni di Lavagna, che era stato trovato in possesso di una quantità pari a 10 grammi di hashish, non può che promuovere una riflessione. Dal punto di vista sociale, la questione è molto complessa: la criminalizzazione dell’uso della cannabis conduce a una serie di meccanismi che producono effetti deteriori.

Da un lato, i giovani vanno in contro a una valutazione ‘morale’ per cui, socialmente, vengono considerati peggiori rispetto ai coetanei che non ne fanno uso, con il rischio di stigmatizzazione da parte di tutte le cerchie sociali di appartenenza, dalla famiglia alle amicizie e, eventualmente, sul lavoro. Dall’altro, anche i genitori vanno in contro a valutazioni morali di questo tipo: sono stato un cattivo genitore perché mio figlio fa uso di cannabis, devo fare di tutto per impedirglielo, le conseguenze sono rappresentate dal caso di Lavagna.

Insomma, secondo i sostenitori della legalizzazione, gli effetti deleteri dal punto di vista sociale e morale-individuale sarebbero cancellati, il tutto partendo da un dato: la cannabis farebbe meno male dell’alcool (legalizzato e più ‘accettato’ socialmente e moralmente) e i paesi che l’hanno legalizzata non sono andati in contro a un aumento nei consumi.