Il 4 maggio, gli atleti professionisti e non potranno riprendere gli allenamenti, pur rispettando le restrizioni fissate dall’ultimo Dpcm, ma non i calciatori. Per loro, la ripresa delle attività resta un miraggio e i tecnici che stanno coadiuvando il governo Conte in questa fase di emergenza Coronavirus stanno cercando di capire se, quando e come potranno tornare ad allenarsi per questa stagione. Una risposta sarebbe attesa entro domani. Il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, non ha nascosto le difficoltà di trovare una soluzione equilibrata e pur riconoscendo che il calcio contribuisce con il suo gettito fiscale a finanziare tutte le altre discipline, ha invitato alla prudenza.

Campionato di calcio Serie A sospeso, chi pagherà i danni a Sky?

Intanto, la Ligue in Francia ha decretato lo stop definitivo del calcio per questa stagione, mentre dalla Lega italiana si sollevano dubbi e perplessità sull’ultimo Dpcm, data la discriminazione ai danni dei calciatori, sulla quale si è espressa contro proprio la categoria con il presidente dell’AIC, Damiano Tommasi. Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha parlato di “danni irreparabili per centinaia di milioni”. La sua posizione è stata da sempre molto ostile allo stop prima e adesso alla sua prosecuzione.

La data a cui si guarda è quella del 18 maggio, praticamente l’ultima disponibile per consentire alla Serie A e di riprendere gli allenamenti in tempo per iniziare a giocare da fine mese e probabilmente fino a tutto luglio. Ignoto nel frattempo quale sia il destino delle gare rimanenti di Champions League, le quali potrebbero o essere rinviate all’autunno prossimo o anch’esse venire definitivamente fermate per questa stagione. Dalla FIFA arrivano segnali in tal senso. Uno degli esponenti del comitato medico, Michael D’Hooghe, ha rilasciato un’intervista al Daily Telegraph, nella quale spiega di ritenere appropriato che il calcio riparta non prima di settembre.

Campionato a settembre?

Il tecnico sostiene che bisogna guardare, anzitutto, alla tutela della salute prima ancora dei soldi, anche perché non trova improbabile l’arrivo una seconda ondata. E al Times ha aggiunto che, a suo avviso, le partite risulterebbero impossibili e pericolose da giocare anche a porte chiuse. I giocatori non potranno mantenere in campo la distanza minima di 1,5 metri dagli altri, né indossare guanti e mascherine. Di certo, poi, sputare a terra, atteggiamento frequente in questo sport, rappresenterebbe una fonte di rischio molto elevato. Per non parlare del fatto che molti tifosi potrebbero radunarsi in luoghi privati per seguire insieme le partite, aumentando le occasioni di contagio.

Il calcio non vuole perdere la faccia in piena emergenza Coronavirus, ma nemmeno i soldi

Verrebbe da dire, quindi, che prima di 4 mesi da oggi non se ne parli in Italia di guardare in TV qualche partita. E chissà per quanto tempo ancora non ci sarà possibile recarci allo stadio per seguirla di presenza. I danni al sistema calcio appaiono davvero incalcolabili, tra crollo degli incassi ai botteghini, degli introiti da diritti televisivi, sponsor e gadget. La Juventus ha fatto da apripista nella Serie A per il taglio degli stipendi di un terzo, a compensazione delle minori partite giocate. Eppure, ieri il suo titolo non è stato risparmiato dai cali accusati a seguito della decisione della Ligue di fermare il campionato francese, esempio destinato con ogni probabilità ad essere seguito nel resto d’Europa.

Le azioni bianconere sono arrivate a cedere il 4%, scendendo a meno di 93 centesimi e perdendo così oltre un quarto del loro valore da metà febbraio. Male anche la Lazio, che dai massimi dell’anno, toccati il 17 febbraio scorso, ha ripiegato del 41,50%, superando le perdite accusate dalla Roma (-35,5%), anche perché i biancocelesti avevano disputato un campionato a dir poco brillante da inizio stagione, competendo seriamente per lo scudetto con Juve e Inter.

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