Il suo nome per molti italiani non dirà nulla, per molti altri più attenti alle cronache di politica estera è stato per anni sinonimo di “anti-italianità”. Negli ultimi mesi, invece, l’avvicinamento al governo di Giorgia Meloni sul dossier Tunisia aveva parzialmente mutato la sua percezione a Roma. Il quarto governo di Mark Rutte in Olanda è caduto. Salvo sorprese, il paese tornerà a votare verso la fine dell’anno, non prima di novembre. Il “presidente dei ministri”, come da denominazione formale, ha visto andare in frantumi la sua maggioranza trasversale composta da quattro partiti.

Il suo VVD, partito popolare per la libertà e la democrazia, chiedeva restrizioni alle richieste di asilo. Teme il collasso delle strutture di accoglienza, già messe malissimo per ammissione dello stesso Rutte. Ma D66 e Unione Cristiana si sono opposte, portando alla crisi di governo.

Finita era Merkel

La legislatura si sarebbe conclusa nel 2025 e già era partita a distanza di ben nove mesi dalle elezioni del 2021. Un parto difficile, causato dal panorama politico nazionale frastagliato. Il vero colpo di grazia a Rutte lo ha dato, tuttavia, l’esito delle elezioni in Olanda per il Senato. A trionfare fu allora il Movimento di Cittadini e Agricoltori (BBB), contrario all’estremismo green del governo e dell’Unione Europea. Tra l’altro la maggioranza era pressata a destra dal Partito per la Libertà (PVV), ostile all’immigrazione incontrollata.

Rutte era a capo del governo dal 2010, risultando il premier più longevo nella storia del suo paese e tra i più longevi in Europa. La sua vicenda politica s’intreccia a quella dell’ex cancelliera Angela Merkel. Non è un’esagerazione affermare che la sua caduta rappresenta la vera fine dell’era Merkel nel Vecchio Continente. Dopo essere arrivato alla guida dell’esecutivo grazie a un’alleanza con il PVV, negli anni seguenti stringe alleanze alla sua sinistra similmente a quanto avvenuto a Berlino con la Grosse Koalition.

Il suo VVD è membro di Renew Europe all’Europarlamento, cioè appartiene alla famiglia dei liberali che annovera anche il partito di Emmanuel Macron, anch’egli travolto dall’impopolarità. I risultati delle prossime elezioni olandesi saranno interessanti per capire cosa potrà accadere alle elezioni europee del giugno 2024. La crisi di consenso a sinistra è lampante. Dovrebbe essere ufficializzata tra pochi giorni alle elezioni anticipate in Spagna e proprio in Olanda il BBB tornerebbe da destra a mietere successi contro il Green Deal di Bruxelles. Sarebbe la sconfitta di Frans Timmermans, vice-presidente della Commissione e anch’egli olandese.

Caduta Rutte cattivo presagio per maggioranza Ursula

Perché la caduta di Rutte rappresenta la fine dell’era Merkel? Da esponente del centro-destra, aveva sposato l’agenda politica della sinistra per restare in sella al governo. E ciò ha avuto ricadute sulla politica europea. La maggioranza Ursula nacque dall’esigenza di coprire a livello comunitario le alleanze contro natura di Frau Merkel in Germania. Il PPE inizia a guardarsi attorno per capire se potrà recidere il patto con i socialisti. Avrebbe bisogno dei conservatori di ECR, il gruppo guidato dalla premier Giorgia Meloni e anche dei liberali.

Se dalla Spagna all’Olanda dovessimo già quest’anno avere ufficialità della sconfitta alle urne dell’agenda green della sinistra, i giochi per costruire un’alternativa politica s’intensificheranno. L’era Merkel sarebbe finalmente superata. Essa ha gettato per oltre un decennio il centro-destra tra le braccia dei socialisti, snaturandone il programma e facendo esplodere i consensi dei movimenti conservatori ostili al lassismo migratorio da un lato e alla transizione energetica senza alcun riguardo per le condizioni economiche e sociali dall’altro.

Anche sul piano personale Rutte era stato il principale alleato di Merkel e ne rappresentava il pungolo contro eventuali concessioni al Sud Europa sui conti pubblici.

Le sue battute contro il lassismo fiscale di paesi come l’Italia sono note. Lascia un’economia florida (+1,65% il tasso di crescita medio durante i suoi tredici anni di governo) e tra le meno indebitate del continente, molto meno della Germania con un rapporto di appena il 51%. L’Italia, però, nell’immediato non avrà tanto da gioire. Il suo viaggio in Tunisia insieme alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e la premier Meloni aveva non solo avvicinato l’Olanda all’Italia, ma anche accelerato la ricerca di una soluzione nel Nord Africa contro il rischio di una nuova crisi dei migranti. Proprio il tema su cui Rutte è caduto in patria.

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