La seduta di ieri offre così numerosi spunti da riuscire difficile ad affrontarli bene in un solo colpo. Partiamo dall’Italia. La borsa di Milano ha chiuso le contrattazioni a 33.146 punti. Per la prima volta dal 2008 l’indice Ftse Mib è riuscito a risalire sopra quota 33.000. Il massimo storico dei 51.000 punti resta lontanissimo, ma perlomeno Piazza Affari ha cancellato le perdite accusate dal 2008 in avanti. Nel frattempo, lo spread tra BTp e Bund a 10 anni è sceso sotto 140 punti base per la prima volta da oltre due anni.

Bisogna tornare indietro nel tempo agli inizi del 2022 per trovare un valore ancora più basso.

Lo spread misura il rischio sovrano percepito dal mercato, il rendimento extra richiesto dagli investitori per acquistare titoli di stato italiani, anziché tedeschi. Il suo restringimento segnala maggiore fiducia verso l’Italia. E forse non è un caso che l’ondata di acquisti sul mercato sovrano italiano si stia riversando dopo il grande successo del collocamento del BTp Valore 2030, tenutosi la scorsa settimana e che ha attirato ordini record per 18,316 miliardi di euro tra i risparmiatori.

Bitcoin e oro da record

Fuori dall’Italia sono stati segnati due nuovi record storici. Il primo riguarda Bitcoin. La “criptovaluta” è salita fino a 69.200 dollari, superando il precedente massimo di sempre toccato nel novembre del 2021. Mentre scriviamo, la quotazione risulta scesa a 66.240 dollari. Diciamo che il nuovo record ha retto poco, ma è importante che sia avvenuto. Segna nei fatti la fine della fase di recupero delle perdite. Nel corso del 2022, sembrò quasi che non ci fosse più alcun futuro per i token digitali. Oggi, l’intero mercato capitalizza intorno ai 2.600 miliardi di dollari.

Infine, l’oro. Anche il metallo ha deciso di segnare il suo ennesimo record in pochi anni: 2.140 dollari per un’oncia, superando i 2.100 dollari richiesti a inizio dicembre scorso. Il boom è stato trainato dall’attesa per un primo taglio dei tassi di interesse negli Stati Uniti.

Il governatore Jerome Powell parlerà tra poche ore al Congresso e il mercato si attende indicazioni temporali più precise per capire quando la Federal Reserve inizierà ad allentare la politica monetaria.

Stati Uniti verso un taglio dei tassi dubbio

C’è da dire che lo stato dell’economia americana non sembrerebbe giustificare affatto un costo del denaro più basso. L’inflazione resta sopra il target, il mercato del lavoro in piena occupazione e il Pil in moderata crescita. Ma è altresì vero che siamo in un anno elettorale e le pressioni politiche per un calo dei tassi si fanno più forti man mano che ci avviciniamo all’appuntamento di novembre.

In termini di rendimento, il BTp a 10 anni offre poco più del 3,70% contro il 3,90% di pochi giorni fa. Il mercato prezza un taglio dei tassi nell’Eurozona dell’1% entro fine anno, meno dell’1,50-1,75% a cui si era spinto ad ipotizzare nei mesi passati. Il primo annuncio in tal senso è scontato in pieno per giugno, essendosi affievolite le probabilità che ciò possa già accadere in aprile.

Borsa su e spread giù con dati macro positivi

Borsa italiana e spread si sono giovati anche di due dati macroeconomici positivi per il nostro Paese. Il rapporto tra debito pubblico e Pil è sceso al 137,3% nel 2023, sotto le attese, pur a fronte dell’esplosione del deficit al 7,2% dal 5,3% previsto dal governo, ma in calo dall’8,6% dell’anno precedente. E l’Istat ha confermato la crescita del Pil per il quarto trimestre del 2023, ma alzato da 0,1% a 0,2% la crescita acquisita per il 2024. Piccoli segnali che vanno nella direzione giusta e che spingono all’ottimismo gli investitori, tornati a comprare non solo titoli del debito, bensì anche azionari.

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