E’ stato un anno da incorniciare il 2023 per la borsa italiana, regina mondiale con quel +28% messo a segno dal suo indice Ftse Mib. Soltanto il Nasdaq 100 ha fatto meglio con il +44%, mentre tra le grandi il successo di Milano è stato marcato stretto da Tokyo con il +27%. Tuttavia, in dollari le azioni a Piazza Affari superano il +30%, mentre i titoli nipponici pagano l’indebolimento dello yen e chiudono l’anno a +20%. Ma il Nikkei-225 è salito ai massimi da fine anni Ottanta, mentre la borsa italiana è risalita ai livelli più alti da metà 2008.

Battute le altre borse mondiali principali

Proseguendo nel confronto internazionale, a Parigi il Cac 40 ha registrato un +15% e il Dax 30 a Francoforte il +21%. In entrambi i casi, pur avendo toccato i massimi storici, la performance è stata meno brillante di Milano. In valore assoluto, le azioni a Piazza Affari capitalizzavano a fine 2023 più di 760 miliardi di euro, incidendo per il 39,4% del PIL, in netto aumento dal 33,9% di fine 2022. Resta il fatto che agli inizi del millennio la borsa italiana era arrivata a capitalizzare oltre il 50% del PIL.

Il titolo che ha brillato di più è stato Unicredit con il +83,39%, seguito da Leonardo a +82,20% e da Stellantis con il +60,17%. A fare peggio di tutti Diasorin a -29%, FinecoBank a -13,66% e Tenaris a -1,93%. E proprio il primato di Unicredit ci fa capire cosa abbia trainato così tanto la borsa italiana: le banche! Il loro peso sui listini a Milano risulta superiore a quello che hanno gli istituti di credito quotati all’estero. E poiché il comparto ha registrato un boom di profitti con l’aumento dei tassi di interesse, la borsa italiana ne ha beneficiato maggiormente.

Le altre ragioni del successo

Esistono altre ragioni dietro tale successo. L’economia italiana ha sorpreso in positivo, sebbene la sua crescita si sia andata spegnendo con il passare dei trimestri.

Mentre la Germania entrava in recessione, la resilienza del PIL tricolore ad alta inflazione, tassi in aumento e congiuntura internazionale debole ha indotto gli investitori a un maggiore ottimismo. Dopodiché, l’atteso taglio dei tassi nel 2024 ha spronato agli acquisti proprio degli asset nei paesi più esposti alla stretta monetaria.

E il governo Meloni si è rivelato molto più pragmatico delle attese, tra l’altro perseguendo una politica fiscale all’insegna della prudenza e non distante da quella attuata dal predecessore a guida Mario Draghi. Inoltre, le aziende italiane hanno attirato nuovi investimenti grazie ai buyback varati per accrescere la remunerazione degli azionisti. Tale tecnica è stata sempre utilizzata con parsimonia nel nostro Paese, mentre è molto in voga negli Stati Uniti, specie nell’ultimo decennio. Si tratta di riacquistare azioni proprie, un modo per farne salire il prezzo e distribuire valore ai soci a fianco dei dividendi.

Infine, c’è da dire che la borsa italiana rimane “cheap”. I multipli tra prezzi e profitti attesi sono nettamente inferiori che all’estero. E questo spiega anche perché Milano è ancora lontana dai suoi massimi storici toccati prima della crisi finanziaria del 2008-’09. Servirebbe un ulteriore rally del 70% per recuperare le perdite per intero. L’ottima performance del 2023, tuttavia, non implica che necessariamente altrettanto bene andranno le cose per Piazza Affari anche nell’anno appena iniziato.

Borsa italiana, rischi e opportunità nel 2024

I principali rischi che incombono sulla borsa italiana, e non solo, sono: l’indebolimento della congiuntura economica, la risalita dell’inflazione, l’acutizzarsi delle tensioni geopolitiche e un taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea meno cospicuo di quanto già scontato dai prezzi. Per contro, una ulteriore caduta dei rendimenti sosterrebbe gli acquisti azionari. Negli ultimi mesi, ad esempio, centinaia di migliaia di famiglie italiane hanno trovato conveniente inserire in portafoglio sempre più titoli di stato per via degli alti rendimenti e delle prospettive positive sui prezzi.

Nei prossimi mesi, probabile che tale shopping mostri un po’ le corde e che il risparmio privato torni a guardare alla borsa.

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