“Casa, dolce casa” non è un’espressione che avrebbe molto senso in Svezia, dove piuttosto il comparto immobiliare è vissuto ormai da anni con un senso di ansia da parte di milioni di residenti per un’offerta strutturalmente carente. La pubblicazione della terza trimestrale di quest’anno da parte di Swedbank ha allontanato momentaneamente l’incubo di un raffreddamento eccessivo del mercato, esibendo utili per 4,74 miliardi di corone svedesi, pur in lieve calo su base annua. Tuttavia, la stessa banca ha accolto quasi con sollievo alcune indicazioni sul ripiegamento dei prezzi delle case.

L’indice nazionale segnala per settembre un calo dell’1,5%, anche se quest’anno i prezzi medi risultano comunque cresciuti del 5,7%. Resta il fatto che siano raddoppiati dal 2007 e triplicati dall’inizio del Millennio.

Secondo le statistiche svedesi, 255 delle 290 municipalità del paese registrerebbero problemi di carenza di case disponibili. E se fino a pochi anni fa il fenomeno dei senza-tetto riguardava perlopiù infermi mentali e persone con problemi sociali, adesso riguarda sempre più soggetti a basso reddito. Sì, perché comprare casa non solo è diventato piuttosto complicato nelle principali città, ma resta possibile a carissimo prezzo. Alla base del problema vi sono diverse cause: aumento della popolazione, distorsioni fiscali e offerta scarsa. L’arrivo di decine di migliaia di profughi dal 2015 ha esacerbato la situazione, accrescendo la domanda di immobili in un’economia, che già ne disponeva fin troppo pochi per i propri residenti. Il ritmo con cui vengono costruite nuove case non tiene il passo con la domanda, anche se al momento si segnala una crescita di 5 volte superiore alla media dell’ultimo ventennio. Infine, lo stato ha agevolato con generose detrazioni fiscali l’acquisto di una casa, ma finendo per surriscaldare eccessivamente il mercato. (Leggi anche: Bolla immobiliare in Svezia rischia di scoppiare con profughi siriani)

Bolla immobiliare, rischio scoppio non lontano

Mediamente, il debito per mutui delle famiglie è pari al 412,5% del reddito disponibile, secondo i dati dell’authority finanziaria, pubblicati in un rapporto della primavera scorsa.

Il mutuo-tipo copre il 69% del valore dell’immobile acquistato, ma nelle capitale Stoccolma, il rapporto tra mutuo e reddito disponibile delle famiglie risulta esploso al 523%. Dati agghiaccianti, che evidenziano i rischi connessi con una futura stretta monetaria, che la Riksbank sta rinviando, nel tentativo proprio di evitare che il raffreddamento dei prezzi avvenga troppo velocemente e porti allo scoppio della bolla immobiliare, con conseguenze potenzialmente devastanti per il comparto bancario nazionale.

I segnali della fine del boom vi sarebbero. I titoli delle principali società attive nel settore immobiliare sono letteralmente precipitati quest’anno: -55,4% per Tobin Ab, -51,5% per Oscar Properties Ab e -19% per JM Ab. Il peggio arriverà con il rialzo dei tassi, questione ormai di mesi. L’economia svedese cresce a ritmi sostenuti e quest’anno dovrebbe segnare intorno al +2,5%, pur in rallentamento dal +3,7% del 2016, mentre l’inflazione è già risalita sopra il target del 2%, suggerendo che il governatore Stefan Ingves avrebbe poco tempo prima di dovere rendere meno accomodante la sua politica monetaria. Per la Svezia sarà un “big test” sulla tenuta del suo settore immobiliare. (Leggi anche: Svezia non dorme sonni tranquilli, incubo bolla immobiliare)