Se Torino e Milano sono alle prese con l’allarme inquinamento e hanno dovuto temporaneamente provvedere al blocco delle auto in circolazione, misure decisamente più drastiche sono state annunciate a Singapore, dove l’autorità per il trasporto terrestre ha azzerato la crescita possibile dei veicoli a partire dal febbraio prossimo. Di cosa si tratta? Lo stato asiatico non consente liberamente come da noi a tutti di possedere un’auto, in quanto il suo è un territorio limitato e molto affollato. Si pensi solamente che la densità della popolazione è qui al terzo posto dietro a Macao e Monaco e pari a quasi 8.000 abitanti per chilometro quadrato, quando in Italia si attesta a 205.

Poiché le strade, che pure occupano il 12% dello spazio fisico, sono un bene prezioso e limitato per i suoi 5,6 milioni di abitanti (+40% dal 2000), lo stato mette all’asta ogni mese i permessi di circolazione della durata decennale e secondo l’ultimo dato della settimana scorsa, questi possono acquistarsi a un prezzo di 41.617 dollari locali, pari a 26.000 euro. Non è un caso che possedere un veicolo a Singapore costi più di ogni altra parte al mondo. (Leggi anche: Auto usate vecchie di 6,7 anni: dati mostrano la crisi)

Cosa significa la misura appena annunciata? Che il numero dei veicoli di classe A, B e D non potrà crescere per il prossimo anno rispetto ai livelli di quest’anno. Le categorie coinvolte sono le auto private, comprese quelle di grossa cilindrata (sopra i 1.600 cc) e i motocicli, mentre per il momento vengono esclusi autobus e veicoli commerciali, in modo da consentire alle aziende di prendersi tempo fino al 2021 per aumentare l’efficienza nell’uso di tali mezzi. Già dal febbraio del 2015 era stato dimezzato il tasso di crescita consentito per le auto private allo 0,25% e il Ministero dei Trasporti aveva fatto presente che si sarebbe potuti arrivare a un azzeramento.

La prossima revisione dei permessi di circolazione sarà nel 2020. Le autorità statali hanno rassicurato che la misura non impatterà sull’offerta reale, in quanto questa sarebbe più legata alle cancellazioni dai registri di circolazione.

Possedere un’auto a Singapore è affare da ricchi

Il governo sta al contempo investendo 28 miliardi di dollari locali (17,5 miliardi di euro) in 5 anni per potenziare la rete autostradale e per il trasporto pubblico, il tutto nel tentativo di contenere il popolo degli automobilisti, che tra privati e noleggio ammonta a 600.000 unità, una percentuale pari a poco più di un decimo della popolazione residente, quando in Italia, ad esempio, circolano 28 milioni di veicoli privati su una popolazione di 60,5 milioni, frutto di costi medi per il possesso di un’auto pari a 4 volte superiori a quelli negli USA per un veicolo di media cilindrata.

Oltre al costo per acquistare un permesso per fare circolare un’auto, bisogna considerare anche l’imposta di bollo locale, pari a una media di 630 euro all’anno, oltre a una polizza assicurativa media di 1.100 euro all’anno. In pratica, solo per avere la possibilità di guidare si spendono qui oltre 4.000 euro all’anno, senza contare le spese di manutenzione e il costo di acquisto o di noleggio. E, attenzione, perché anche i costi di acquisto sono qui notevolmente superiori alla media del resto del mondo. Prendete a una Audi A 4, che lo scorso anno veniva venduta in Germania sui 30.000 euro. Ebbene, a Singapore di euro ne servivano quasi 150.000. Per non parlare dei costi abnormi legati alla registrazione: per i primi 20.000 dollari, si paga il 100% del valore di mercato, per i successivi 30.000 dollari il 140% e sopra i 50.000 dollari il 180%. Immaginate di acquistare un’auto di 50.000 dollari: sarete sottoposti al pagamento di un’imposta di registrazione pari a 62.000 dollari.

Sul prezzo finale di un’auto gravano le accise del 20%, sulle quali si versa pure l’IVA del 7%. Come potete intuire, si tratta di prezzi fuori dalla portata dei più, volutamente alti per precisi obiettivi del governo, tesi a scoraggiare l’uso dell’auto privata.