Quotidianamente, Forbes aggiorna in tempo reale la classifica degli uomini più ricchi della Terra. I primi della lista li conosciamo, anche se si alternano spesso sul podio. Troviamo il magnate francese del lusso, Bernard Arnault; il fondatore di Amazon, Jeff Bezos; il CEO di Tesla, Elon Musk. E a seguire ci sono anche Mark Zuckerberg, Larry Ellison, Warren Buffett, ecc. Ma grazie a Bitcoin ve ne sarebbe uno dal volto sconosciuto e per questo non può rientrare formalmente nella suddetta classifica.

Ieri, sarebbe stato tra i primi venti. Il suo nome è Satoshi Nakamoto, anche si tratta di uno pseudonimo utilizzato a copertura della vera identità.

Boom di Bitcoin fa ricco il suo inventore

Parliamo proprio di colui o colei che nel gennaio del 2009 lanciò Bitcoin. A dire il vero, nessuno è in grado ad oggi di affermare che si tratti di un singolo individuo o di un gruppo di persone. Sono passati quindici anni, di speculazioni se ne sono fatte a bizzeffe e c’è anche chi nel frattempo ha cercato visibilità sostenendo di essere proprio Nakamoto. La verità è che nessuno sa di chi si tratti e neppure di quale area del mondo potrebbe essere.

Ieri, la quotazione di Bitcoin era risalita nei pressi dei 71.000 dollari. Il record storico è stato segnato nelle scorse settimane a più di 72.000 dollari, battendo il precedente massimo di 69.000 dollari toccato nel novembre del 2021. Nelle sedute successive, però, si era registrato un crollo fin sotto 62.000 dollari. In previsione del prossimo halving di aprile, tuttavia, i prezzi hanno recuperato in fretta. Vi chiederete come abbia fatto tale Nakamoto a diventare così ricco grazie alla sua invenzione. Il suo indirizzo originario sulla “blockchain” possedeva una settimana fa 99,94 Bitcoin.

Portafoglio enorme per Nakamoto

Se facciamo un calcolo veloce, troviamo che il suo portafoglio varrebbe quasi 7,1 milioni di dollari. Un bel bottino, ma saremmo lontanissimi dalle cifre necessarie per entrare a fare parte del club degli ultra-ricchi del pianeta.

Il punto è che molti ritengono che esistano centinaia di indirizzi riconducibili a Nakamoto per complessivi 1,1 milioni di Bitcoin posseduti in tutto. Come sappiamo, sulla “blockchain” gli indirizzi sono cifrati, contraddistinti da un codice alfanumerico che garantiscono l’assoluto anonimato dei titolari, non anche dei movimenti realizzati.

Se queste ricostruzioni fossero esatte, ieri Nakamoto sarebbe salito a un livello di ricchezza nell’ordine di circa 78 miliardi di dollari, risultando il ventesimo uomo più ricco del pianeta. Probabile che non sarà mai possibile dimostrare che abbia accumulato un simile portafoglio, né tantomeno svelarne l’identità. In giro tra noi potrebbe esservi la persona che ha creato la “criptovaluta” e che ufficialmente risulterebbe ricchissima. L’aspetto paradossale della vicenda risiede nel fatto che il soggetto in questione potrebbe svolgere una vita, se non ordinaria, non da ultra-ricco quale potrebbe permettersi in teoria.

Ricchezza virtuale

I Bitcoin non sono ricchezza reale fintantoché non siano convertiti in moneta fiat, cioè dollari, euro, sterline, ecc. E poiché gran parte delle persone comuni e delle istituzioni finanziarie neppure li riconoscono come asset – le cose stanno cambiando ultimamente, ma l’adozione appare ancora lenta – questi token digitali non possono ad oggi essere neppure esibiti come garanzia per accedere a un prestito o per segnalare la propria solidità patrimoniale.

Nei fatti, parliamo di un ultra-ricco non ricco. D’altra parte, mettetevi nei suoi panni. Se volesse convertire questa enorme ricchezza in moneta fiat, dovrebbe vendere centinaia di migliaia di Bitcoin. La sola operazione avrebbe l’effetto di far crollare il suo valore di mercato, dato che in circolazione esistono solamente 19,6 milioni di token e al massimo ve ne saranno 21 milioni nei prossimi decenni. Tale Nakamoto gode di un elevato potere di mercato, ma che rischierebbe di ritorcersi contro di lui nel caso in cui volesse esercitarlo in qualche modo.

La sensazione è che le whales (“balene”) come lui (o lei o loro) vogliano mantenere il ricco portafoglio e monetizzarlo molto gradualmente, confidando nella continua ascesa dei prezzi.

Satoshi unità di misura per Bitcoin

L’inventore ha dato il nome all’unità di misura dei Bitcoin, che è per l’appunto il satoshi. Ogni Bitcoin è composto da 100 milioni di satoshi. Questa suddivisione apparentemente estrema rende le transazioni molto liquide, data la facilità con cui si possono investire anche somme molto piccole. Ad esempio, se avessi a disposizione un solo dollaro, comprerei ai prezzi di ieri qualcosa come 1.410 satoshi.

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