In una settimana Bitcoin ha perso il 30 per cento del suo valore. Da inizio anno, la criptovaluta più famosa al mondo è scesa del 70 per cento, contribuendo in maniera significativa al crollo della capitalizzazione azionaria complessiva, passata dagli 800 miliardi di inizio anno ai 150 miliardi di oggi. Le previsioni più ottimistiche su Bitcoin sono state disattese e non vi sono segnali di ripresa imminente. E in tutto questo a pagarne le conseguenze peggiori potrebbero essere le persone che in questi anni sono entrate nel settore delle criptovalute.

Le ragioni della caduta di Bitcoin

Gli addetti ai lavori puntano il dito sulla stretta della Sec alle Ico (Initial coin offering), per le quali è arrivata la prima condanna assoluta. Le Ico rivestono un ruolo importante all’interno del mondo della blockchain e delle criptovalute e la recente bocciatura della Consob americana rappresenta un paletto pesante da digerire dagli investitori, nonché un segnale negativo circa il futuro delle monete digitali. Tenendo in considerazione poi che Bitcoin è la criptomoneta più importante, gli effetti si ingigantiscono rispetto alle altre criptovalute.

Il fork di Bitcoin Cash

Il 15 novembre è avvenuto il fork di Bitcoin Cash. La scissione della quarta criptovaluta in ordine di importanza secondo Coinmarketcap ha generato grande nervosismo tra gli investitori, contribuendo alla flessione di Bitcoin. In passato, Bitcoin Cash era nato proprio da Bitcoin a seguito di una scissione (deviazione per essere precisi, che viene indicata con il termine fork nel settore della blockchain e delle criptovalute). Dopo una settimana esatta dal fork, Bitcoin Cash è precipitato a 4 miliardi di dollari, circa 2/3 in meno rispetto agli 11 miliardi di capitalizzazione azionaria registrata nei primi giorni del mese di novembre. Pochi giorni fa, Bitcoin Cash è arrivato a perdere in sole 24 ore oltre il 40 per cento del suo valore.

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Le conseguenze sui lavoratori

In un recente approfondimento, l’agenzia giornalistica Agi ha affrontato il tema relativo alle conseguenze dirette della crisi per chi lavora nel settore delle criptovalute.

Negli ultimi mesi, stando ai dati raccolti, il numero di persone che sta cercando lavoro nell’universo delle monete digitali è diminuito del 3 per cento. Una flessione che potrebbe però essere anche la testimonianza diretta di come il settore abbia raggiunto ormai la piena occupazione, non avendo dunque più bisogno di cercare altri lavoratori. Numeri ben diversi se confrontati a quelli dello scorso anno, quando l’interesse per Bitcoin e le altre criptovalute aveva raggiunto valori superiori al 480 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (2016). Erano però tempi diversi. Alla fine dello scorso anno, alcuni avevano addirittura pronosticato per Bitcoin una capitalizzazione azionaria di mille miliardi (allora era a 300 miliardi), mentre oggi il market cap della prima criptovaluta è inferiore agli 80 miliardi. Il futuro delle criptovalute, dunque, al momento appare quanto mai incerto. Resta soltanto da attendere gli eventi e seguire i cambiamenti quotidiani delle criptomonete. A tal proposito potete seguire i nostri approfondimenti quotidiani sulle top 10 criptovalute.