Il 2021 sta per concludersi con un guadagno per Bitcoin nell’ordine del 75%. Eppure, la “criptovaluta” più diffusa al mondo risulta in calo di oltre il 30% rispetto ai massimi storici toccati a novembre a 69.000 dollari. La capitalizzazione dell’intero mercato supera i 900 miliardi e quella di tutte le crypto arriva a 2.000 miliardi. Non è più una realtà di nicchia come eravamo abituati a pensare fino a pochi mesi fa. E, soprattutto, anche la finanza tradizionale ha rotto gli indugi e sta entrandovi in misura crescente.

Il successo di Bitcoin si deve a tanti fattori, in primis alla sua natura tendenzialmente deflattiva. Questo token digitale emesso per la prima volta nel 2009 dal sedicente Satoshi Nakamoto potrà arrivare a 21 milioni di unità in tutto. Ad oggi, risultano “estratti” 18,9 milioni di monete, per cui l’offerta crescerà di altri 2 milioni circa, ma da qui al lontanissimo 2140, anno in cui avverrà l’emissione dell’ultimo token.

In poche parole, l’offerta resta limitata e da qui ai prossimi 120 anni salirà molto lentamente. Ecco perché anche l’aumento minimo della domanda riesce a far esplodere i prezzi. D’altra parte, ancora oggi i wallet appaiono molto concentrati. Pensate che il 91,77% degli indirizzi dei conti, su cui sono accreditati singolarmente meno di 1 Bitcoin, detiene appena il 5,34% del valore del mercato. Al contrario, lo 0,01% degli indirizzi (2.157 in tutto) con oltre 1.000 Bitcoin a testa possiede il 41,92% del valore di mercato. In particolare, esiste un indirizzo con 265.480 Bitcoin, pari a un controvalore di 12,65 miliardi, l’1,4% del totale.

Bitcoin perduti e opportunità nel 2022

Ma c’è un altro dato che vi lascerà di stucco: si calcola che circa un quinto dei Bitcoin ad oggi “minati” sia andato perduto. Parliamo di qualcosa come 150-200 miliardi di dollari. In genere, si tratta di indirizzi per i quali i titolari hanno perso le credenziali di accesso o sono deceduti o ancora hanno persino dimenticato di detenere un wallet.

Caso eclatante di James Howells di Newport, Galles, che agli albori di Bitcoin era un giovane che estrasse ben 7.500 token. Oggi, varrebbero quasi 360 milioni di dollari.

Poche settimane fa, ha raccontato che l’ex moglie anni fa buttò per errore il vecchio PC nel quale erano state conservate le credenziali per accedere al wallet. Essendovi solo tre tentativi prima che il conto sia bloccato per sempre, l’unica soluzione escogitata fu di chiedere all’amministrazione cittadina dopo molto tempo la possibilità di scavare nella discarica per recuperare il PC. Un fondo d’investimento si era persino fatto avanti per finanziare l’iniziativa, chiaramente dietro la promessa di poter attingere a una quota dei Bitcoin eventualmente recuperati. Tuttavia, il diniego delle autorità avrebbe spento per sempre le sue speranze di diventare ricco con le crypto.

Il 2022 potrà continuare ad essere l’anno di Bitcoin. L’inflazione salirà ancora e la graduale normalizzazione monetaria deprimerà i mercati finanziari, spingendo gli investitori alla ricerca di nuovi asset su cui puntare per tutelare i capitali dalla perdita del potere d’acquisto. Peraltro, il rialzo dei tassi non terrà il passo con l’aumento dei prezzi al consumo, per cui la remunerazione dei risparmi risulterà negativa ancora chissà per quanto tempo. E’ questa la ragione per cui anche la finanza tradizionale sta fiutando l’affare delle crypto. Se agli occhi dei più sembrano soldi del monopoli, altrettanti credono che lo siano di questo passo anche le monete fiat.

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