Mancano pochi mesi al decollo di ITA (Italia Trasporto Aereo), ma sulla sorte dei biglietti venduti da Alitalia e non usufruiti dai passeggeri non c’è una vera certezza. Sappiamo che il governo Draghi ha istituito un fondo da 100 milioni di euro a favore della cosiddetta “riprotezione”. Significa che chi avesse acquistato un biglietto e non lo avesse usato, a seguito dello stop ai voli di Alitalia (verosimilmente, da fine ottobre) non perderebbe il diritto di volare per la tratta. Il servizio potrà essere offerto da una compagnia concorrente.

Nelle intenzioni del governo, ITA raccoglierebbe nei fatti anche questa eredità di Alitalia. Ma la Commissione europea è stata chiara: serve discontinuità aziendale per considerare formalmente ITA un vettore a sé stante. Per questo, si fa strada l’ipotesi di un’asta internazionale, alla quale parteciperebbero tutte le compagnie interessate a riproteggere i passeggeri Alitalia. Ovviamente, avrebbe senso parteciparvi nel caso in cui si operasse in una o più stesse tratte della compagnia italiana. E, in teoria, sovrapponendosi nei fatti ad Alitalia, sarebbe ITA a poter e dover riproteggerne i passeggeri.

Biglietti Alitalia, le critiche di Ryanair

Tuttavia, avanza anche l’ipotesi che ad ITA venga impedito di partecipare all’asta proprio in virtù della discontinuità aziendale richiesta. Appare una misura spropositata, anche perché costituirebbe un precedente molto rischioso ai fini della vendita all’asta del marchio Alitalia, che tutti danno per scontato vada proprio ad ITA. Ne è convinto Eddie Wilson, amministratore delegato di Ryanair, il quale non fa mistero di vedere molto negativamente l’ennesima operazione di salvataggio della compagnia italiana. In un’intervista al Corriere della Sera, sostiene che ITA e Alitalia sarebbero la stessa azienda, gestita dalle stesse persone. Dunque, si tratterebbe semplicemente di un gioco delle tre carte.

Ryanair, spiega Wilson, si tiene pronta a partecipare all’eventuale asta per i biglietti Alitalia, purché i tempi non siano troppo stretti, altrimenti la compagnia irlandese non avrebbe sufficienti posti a disposizione.

E ritiene che la nuova Alitalia sarà più piccola e con meno voli intercontinentali verso America e Asia. Si chiede perché mai gli italiani accettino di appoggiarsi ai francesi o ai tedeschi per volare a lungo raggio, quando prima del Covid la piccola Irlanda aveva ben 14 voli giornalieri verso gli USA. “Perché tra Sicilia e New York non possono esserci voli diretti?”. Insomma, la polemica continua anche fuori dai confini nazionali. E l’incertezza sui tempi del passaggio ad ITA avvantaggia la concorrenza, disincentivando i passeggeri dal prenotare con Alitalia.

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