Non è stata positiva la reazione delle azioni TIM in borsa dopo che il Consiglio di Amministrazione (CDA) ha accettato con 11 voti a favore e 3 contrari l’offerta vincolante presentata dal fondo americano Kkr per rilevare la rete. Essa valorizza NetCo, ad esclusione di Sparkle, 18,8 miliardi di euro, ma la cifra potrà arrivare fino a 22 miliardi con il trasferimento di parte del debito societario e degli earn-out. Il closing dell’operazione è atteso entro la fine dell’estate prossima. Il titolo perde a metà mattinata il 2,70%.

Respinta, invece, l’offerta non vincolante su Sparkle, la società che gestisce la rete dei cavi sottomarini e attraverso i quali avvengono comunicazioni istituzionali anche intercontinentali. Il CDA non l’ha considerata congrua. Non ci sarà, comunque, alcuna assemblea ordinaria e straordinaria per l’approvazione. La questione si sarebbe risolta con il board del fine settimana. E le azioni TIM cedono nella mattinata proprio per il timore che si vada verso uno scontro a carte bollate tra Vivendi, principale azionista con il 23,75%, e il CDA.

Rischio battaglia legale tra Bolloré e CDA TIM

La società delle telecomunicazioni francese, da sempre ostile alla cessione della rete a Kkr, aveva invocato la convocazione di un’assemblea straordinaria per approvare o respingere l’offerta. Tuttavia, gli esperti consultati dal CDA hanno giudicato non necessaria tale convocazione, in quanto non avverrebbe alcuna modifica statutaria. Vivendi lamenta, invece, che debbano esprimersi gli azionisti, considerando Cassa depositi e prestiti “parte correlata” dell’offerta; una affermazione respinta sempre dagli esperti.

Ed è probabile che su questo si aprirà una battaglia legale tra il socio di maggioranza relativa e il board. Una prospettiva che non può piacere al mercato, visto che rischierebbe di rallentare la cessione della rete, se non di fermarla del tutto. Il presidente della CDP, Giovanni Gorno Tempini, non ha votato al CDA, essendo l’ente da lui guidato anche a capo di Open Fiber al 60%, cioè la società concorrente di TIM e con cui successivamente avverrebbe la fusione della rete.

NetCo sarà partecipata da CDP al 20%, mentre un altro 10-15% spetterebbe al fondo F2i. Kkr si prenderebbe, quindi, fino al 65% della società a cui fa capo la rete TIM.

Perdite miliardarie per Vivendi con calo azioni TIM

Nei giorni scorsi, una seconda proposta era stata presentata a TIM da parte del fondo Merlyn, che risulta avere acquisito lo 0,0056% del capitale per un controvalore di 235 mila euro. Essa non riguardava, tuttavia, l’acquisizione della rete, bensì puntava sulla cessione di TIM Brasil e della divisione consumer. Il CDA non ha giudicato l’offerta in linea con il suo piano e non l’ha discussa, mentre Vivendi ha chiesto che fosse approfondita. Una sintonia sospetta con il fondo britannico e che sa di strategia per cercare in ogni modo di impedire la cessione della rete. I francesi temono di restare con un pugno di mosche in mano. Erano entrati nel capitale dell’ex monopolista telefonico con la speranza di controllarne gli asset strategici, mentre adesso si ritroverebbero azionisti di maggioranza di un semplice operatore mobile e di linea fissa.

Vivendi aveva speso qualcosa come 3,9 miliardi di euro per rastrellare il 23,75% del capitale. Le azioni TIM si acquistano oggi per 0,25 euro e capitalizzano complessivamente 5,41 miliardi. La quota in possesso dei francesi varrebbe, dunque, meno di 1,30 miliardi. Dall’operazione emerge una perdita, in gran parte già contabilizzata, di 2,6 miliardi. Considerata la fallimentare ascesa anche nel capitale di Mediaset, la campagna d’Italia della famiglia Bolloré si è rivelata un grosso fiasco, in parte anche per l’intervento dello stato italiano a tutela degli asset strategici nazionali. Da qui le barricate in TIM, restando l’ultimo investimento da poter ancora difendere.

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