Il titolo Tesla ha spiccato il volo. Quest’anno, guadagna il 465% e negli ultimi 12 mesi ha messo a segno il +900%, oltrepassando questa settimana la soglia dei 2.000 dollari, arrivando fino a oltre 2.020 dollari. La capitalizzazione a Wall Street si è così portata fino a 400 miliardi, valendo più di BMW, Ford, FCA, Ferrari, Volkswagen, Daimler, General Motors e Honda messe insieme. A conti fatti, attualmente la casa produttrice di auto elettriche vale in borsa più di 1.030 volte gli utili annualizzati, un rapporto enormemente più elevato di quello medio attualmente vigente per l’intero indice S&P 500, che si attesta in area 29.

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Nel primo semestre, Tesla ha sorpreso positivamente, con 71.375 veicoli venduti e una quota dell’82% negli USA, anche grazie al boom del Modello 3. Nel secondo trimestre, la società di Elon Musk ha riportato un profitto di 104 milioni, che per quanto possa apparire basso, si è rivelato più che sufficiente per foraggiare gli acquisti, date le pessime aspettative del mercato nutrite in questa fase verso chicchessia.

Grazie a questi numeri, il ceo e fondatore, che detiene il 21% del capitale, è diventato virtualmente il quarto uomo più ricco al mondo, con una ricchezza stimata in oltre 90 miliardi di dollari, sorpassando il magnate francese del lusso Bernard Arnault. Ma questo boom azionario ha basi solide? Com’è possibile che una società esploda in borsa così tanto in così breve tempo?

Le ragioni del boom

Per rispondere a questi interrogativi, dobbiamo capire le ragioni a fondamento dell’impennata. Le auto elettriche sono considerate il futuro dell’industria, anche perché diversi stati, tra cui Norvegia e Olanda, hanno iniziato a imporre divieti alle vendite di auto con motore alimentato dal carburante, a decorrere dai prossimi anni. Più in generale, però, le azioni Tesla stanno beneficiando della svolta ambientale sui mercati finanziari.

Sempre più fondi d’investimento si mostrano responsabili, acquistando azioni eco-compatibili, finanziando le emissioni di green bond e, più in generale, di obbligazioni ESG, nonché rifuggendo dai comparti dell’economia più inquinanti. Tesla è la più grande realtà costruttrice di auto elettriche nel mondo e, pertanto, è divenuta in borsa meta dei capitali a caccia di investimenti “verdi”. Da qui, il boom.

Inoltre, con l’ultima trimestrale, Tesla ha riportato utili per quattro trimestri consecutivi, condizione indispensabile per essere ammessa all’indice S&P 500. Ad oggi, infatti, è quotata al Nasdaq. Non è detto che basti, ma nel caso in cui l’inserimento avvenisse, il titolo beneficerebbe degli investimenti degli ETF, i fondi con gestione passiva, che replicano l’andamento del sottostante. E capiamo bene che far parte dell’indice azionario più importante al mondo sosterrebbe di molto il trading del titolo, in previsione del quale il mercato sta anticipando i tempi.

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Servono gli utili

Certo, a quotazioni così elevate rispetto agli utili, si sarebbe innescato un meccanismo perverso e tipico di una bolla finanziaria, per cui molti comprano semplicemente confidando che il titolo salga ancora. Obiettivamente, senza che gli utili accelerino e offrano una remunerazione stabile del capitale, non si vede come questa corsa possa durare a lungo. E’ vero che il mercato stia comprando la capacità di Tesla di produrre utili futuri e il suo vantaggio competitivo nell’industria delle auto elettriche, ma del resto la società dovrà dimostrare presto di essere capace di sfruttare il cambiamento “disruptive” in corso per guadagnare. Per contro, fino a quando non sorgeranno realtà concorrenti esplicite, i flussi degli investimenti responsabili non cesseranno facilmente di dirigersi a favore di Tesla.

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