Brutto colpo per i sedicenti progressisti de noantri. In Austria il contante potrebbe diventare presto un diritto costituzionale. La proposta è arrivata niente di meno che dal cancelliere Karl Nehammer, esponente del Partito Popolare (ÖVP), la principale formazione di centro-destra nel paese alpino. “Le persone in Austria devono avere il diritto di pagare in contanti”, ha affermato. Il capo del governo ha altresì reso noto nei giorni scorsi di avere dato istruzioni al ministro delle Finanze, Magnus Brunner, affinché convochi una tavola rotonda sul tema che veda la presenza dei rappresentanti della banca centrale nazionale.

Austria non abbandona banconote e monete

“Ognuno dovrebbe avere la possibilità di scegliere liberamente come pagare”. Secondo il cancelliere, la banca centrale dovrebbe sempre garantire per Costituzione l’emissione di un quantitativo minimo di moneta cartacea. Del resto il contante resta popolare nei paesi di lingua tedesca, oltre che in Italia. Si calcola che gli austriaci in un anno prelevino dagli ATM qualcosa come 47 miliardi di euro, un importo molto elevato per una popolazione di 9,1 milioni di abitanti. Trattasi di oltre 5.000 euro a testa, neonati compresi.

L’Austria fa parte dell’Eurozona ed è, quindi, anche membro della Banca Centrale Europea (BCE). La posizione di Vienna allontana la possibilità che Francoforte s’imbatta in una qualche politica ostile al contante. Un timore legato al nascente euro digitale, che in molti intravedono come un possibile cavallo di Troia per mettere al bando i pagamenti non elettronici e tracciabili. Con Mario Draghi governatore questa sensazione si era diffusa allorquando fu annunciata la mancata emissione delle banconote da 500 euro, il taglio maggiore. Tuttavia, l’istituto rassicurò che quelle in circolazione manterranno il loro valore legale.

Anche Bundesbank in difesa del cash

Non c’è solo l’Austria a battersi per la difesa del contante. La Bundesbank è in prima fila sul tema.

I tedeschi sono particolarmente ostili a privarsi di banconote e monete, temendo lo strapotere delle banche dal momento in cui avranno il monopolio nella gestione dei pagamenti. Vero è anche, comunque, che la posizione del cancelliere Nehammer appare strumentale. Nel 2024 ci saranno nuove elezioni politiche e il Partito Popolare insegue nei consensi il Partito della Libertà (FPÖ), una formazione della destra euroscettica. E’ data prima nei sondaggi, davanti anche ai socialdemocratici.

E la difesa del contante è uno dei cavalli di battaglia dell’FPÖ, che non a caso ha accusato il cancelliere di copiare una sua proposta. Sta di fatto che il fronte che si oppone alla totale digitalizzazione dei pagamenti sta uscendo allo scoperto dopo essersi per anni quasi auto-censurato per paura di apparire retrivo o difensore di chissà quali interessi (evasione fiscale, criminalità organizzata, economia sommersa, ecc.). In Italia la lotta al contante risale agli ultimi quindici anni. L’ex segretario del Partito Democratico e già ministro dello Sviluppo, Pierluigi Bersani, era arrivato a proporre di vietare i pagamenti cash sopra 100 euro.

Contante necessario contro monopolio pagamenti

Il caso austriaco ci ricorda come uno dei maggiori pericoli per il futuro sia di affidare il monopolio dei pagamenti a soggetti con interessi finanche contrastanti con quelli dei consumatori. Una volta che l’intera liquidità passi per le banche, ad esempio, un governo potrebbe decidere di imporre un prelievo forzoso come nel 1992 senza che i contribuenti possano reagire più di tanto. Avrebbero pur sempre bisogno dei conti correnti per pagare anche il caffè al bar, per cui certe misure improvvide sarebbero più probabili e meno contrastate nei fatti.

L’inserimento del diritto costituzionale al contante sarebbe un grosso limite anche ai poteri della BCE. Se la Österreichische Nationalbank fosse costretta a fornire una minima quantità di banconote al sistema economico domestico, nei fatti Francoforte non potrebbe decidere di azzerarne le emissioni.

Avrebbe le mani legate. E questa sarebbe un’ottima notizia per il cittadino dell’intera Eurozona. Chissà che Vienna non faccia scuola.

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