In origine furono i due centesimi per ogni sacchetto biodegradabile utilizzato al supermercato per la frutta e la verdura, polemica intorno alla quale scoppiò addirittura un attacco politico contro Matteo Renzi (l’ex premier fu accusato di aver aiutato una sua amica promuovendo tale legge, senza peraltro che fosse più al governo). Poi sono arrivati i salassi sulle autostrade, che hanno danneggiato migliaia e migliaia di automobilisti. Adesso, si torna a parlare degli aumenti di acqua, luce e gas. Rispetto agli ultimi due anni, la tendenza è cambiata.

Purtroppo, in negativo.

Lo studio della Cgia di Mestre, rincari anche per i trasporti

Nell’anno da poco conclusosi, i costi delle bollette di acqua, luce e gas sono tornati a crescere, dopo che nel 2016 e nell’anno precedente si era registrata una tendenza opposta, dunque positiva per gli italiani e i portafogli di ciascuno. Il vento, però, è cambiato nel 2017, anno in cui l’acqua è rincarata di oltre il 5 per cento, mentre la luce di quasi il 4 per cento. Per quanto riguarda il gas, gli aumenti stimati sono intorno al 2 per cento. Ancora più alti i rincari nel settore dei trasporti, dove si è avuto un aumento media intorno al 7 per cento. Tutto ciò stona se pensiamo che invece gli italiani non vedono aumentare la loro ricchezza.

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Tutta colpa del blocco delle tasse locali

Stando al rapporto della Cgia di Mestre (Associazione Artigiani Piccole Imprese), la causa è da ricercarsi nel blocco delle tasse locali imposto dal Governo di Roma. In tutta risposta, gli enti locali si sono rifatti direttamente sulla “pelle” dei cittadini, facendo leva sulle proprie multilutility. Soltanto se si prendono in considerazione gli aumenti di acqua e luce, una famiglia media italiana arriva a spendere oltre 50 euro per questi due voci. I numeri, come spesso accade in Italia non tornano: dal 2007 al 2017 i prezzi delle bollette dell’acqua sono aumentati del 90 per cento, a fronte di un aumento del 15 per cento del costo della vita.

Insomma, si tratta di un salasso per gli italiani, considerando che secondo l’Istat e l’ultimo rapporto sulla povertà, uno su otto è a rischio anche se lavora. Una situazione che appare davvero paradossale.

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