“Ai sensi dell’art. 23 del DL 4/2019, quali sono le banche convenzionate con l’INPS per chiedere l’anticipo del TFS maturato e quali gli interessi passivi?”

Gentile lettore,

l’articolo del decreto da Lei citato assegna la possibilità per i dipendenti pubblici di chiedere l’anticipo del trattamento di fine rapporto o liquidazione. Come? Attraverso un finanziamento a tutti gli effetti erogato dalle banche aderenti all’accordo tra Abi e Ministero dell’Economia e Finanze e il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Come sapete, la normativa vigente prevede che la corresponsione del TFS ai dipendenti pubblici avvenga a distanza di 12 mesi dalla data di pensionamento con il trattamento di vecchiaia (67 anni di età) o dopo 24 mesi dalla data di pensionamento anticipato (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne) con la legge Fornero.

Anticipo TFS dipendenti pubblici: quando elenco banche convenzionate?

Nel caso dei dipendenti pubblici in pensione con quota 100, l’erogazione del TFS si ha relativamente alla data del raggiungimento dei requisiti per il pensionamento anticipato o di vecchiaia. Poiché l’età minima è fissata in 62 anni di età (e 38 anni di contributi), ciò equivale a un’attesa massima di 6 anni (67 anni + 12 mesi). Troppi evidentemente anche per il legislatore, che ha trovato l’escamotage di cui sopra, pur limitatamente a importi fino a 45.000 euro.

Tuttavia, l’anticipo del TFS non è a costo zero. Trattandosi di un finanziamento vero e proprio, il beneficiario è tenuto al pagamento degli interessi alla banca, pur non caricati dell’imposta di bollo e di registro. Stando al comma 5 dell’art.23 del decreto, il tasso d’interesse è fissato in un massimo pari all’ultimo Rendistato mensile pubblicato dalla Banca d’Italia prima della data di presentazione della richiesta di certificazione all’ente da parte del dipendente, maggiorato dello 0,30%. Si consideri che il Rendistato di giugno, ultimo disponibile, risulta pari all’1,672%, per cui oggi come oggi le banche aderenti all’accordo potrebbero imporre un tasso non superiore all’1,97% per tutta la durata del finanziamento, fermo restando il rimborso anticipato sempre possibile.

Probabile che nei prossimi mesi, il Rendistato si abbassi ulteriormente, a beneficio di chi faccia richiesta di anticipo del TFS.

Tasso d’interesse e tempi

Una digressione: il Rendistato misura l’andamento medio ponderato dei rendimenti dei titoli di stato in ogni mese, come rilevato da Bankitalia. Nell’autunno scorso, era arrivato quasi al 3%, mentre ormai si accinge a scendere in area 1,5%, se si consideri che il BTp a 10 anni è sceso dalla fine di maggio ad oggi dal 2,70% all’1,60% e che nemmeno più il BTp 2067, il più longevo sinora emesso dal Tesoro, arriva ad offrire il 3%, fermandosi fin sotto il 2,80%.

Ma tornando alla domanda iniziale, l’elenco delle banche aderenti non è ancora pronto. In teoria, avrebbe dovuto essere pubblicato entro fine maggio, sebbene il termine non fosse perentorio. E fino a quando non si conoscano i nomi degli istituti che partecipano all’accordo, non è possibile fare richiesta di anticipo del TFS. Dal momento in cui si richiede la certificazione all’ente, il decreto fissa in 75 giorni il termine massimo entro cui ottenere l’erogazione del trattamento, indipendentemente dai tempi occorrenti per la valutazione della pratica da parte della banca.

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Resta il limite dei 45.000 euro, che per molti dipendenti pubblici implicherà l’impossibilità di ottenere l’anticipo integrale del TFS. Si consideri che per cifre superiori ai 50.000 euro, l’ente eroga in tranche a distanza di mesi l’una dall’altra, allungando ulteriormente i tempi per percepire l’intero trattamento. Il rimborso può avvenire o in un’unica soluzione o con rate mensili inclusive della quota di interessi e attraverso un finanziamento con la cessione del quinto, in ogni caso a decorrere dalla data di erogazione del TFS da parte dell’ente.

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