Corsa contro il tempo per evitare lo “scalone”. Poiché quota 100 non sarà rinnovata dopo la sua scadenza triennale alla fine del 2021, serve una misura per consentire l’anticipo della pensione a quanti lo volessero, gravando il meno possibile sulle casse dell’INPS. E proprio il presidente Pasquale Tridico ha lanciato una sua proposta, che s’inserisce nel fitto dibattito di questi mesi. Vediamo in cosa consiste.

L’anticipo della pensione avverrebbe a 62-63 anni di età e con almeno 20 anni di contributi.

Tuttavia, si percepirebbe solamente la quota contributiva dell’assegno. La quota retributiva sarebbe aggiunta al raggiungimento dell’età pensionabile ufficiale dei 67 anni. Spieghiamoci meglio. Attualmente, i lavoratori vanno in pensione con il calcolo misto nel caso in cui al 31 dicembre 1995 non avessero maturato almeno 18 anni di contributi. In questo caso, l’assegno sarà liquidato con il calcolo retributivo per gli anni di contribuzione fino al 31 dicembre 1995 e con il calcolo contributivo per gli anni successivi al 1995.

Ma il calcolo misto si applica oramai anche a coloro che al 31 dicembre 1995 avessero maturato almeno 18 anni di contributi. Infatti, godranno del calcolo retributivo per gli anni di anzianità maturati fino al 31 dicembre 2011, prima che entrasse in vigore la legge Fornero. Per gli anni successivi al 2011, il calcolo sarà contributivo. Da tenere presente che, nella generalità dei casi, il calcolo retributivo si rivela più conveniente per il pensionato, in quanto tende a “gonfiare” l’importo dell’assegno rispetto al calcolo contributivo.

A chi conviene l’anticipo della pensione

Ora, tornando alla proposta di Tridico, cosa succede se potessi ottenere l’anticipo della pensione già a 62 o 63 anni? Inizialmente, per i primi 4-5 anni percepirei solo la quota dell’assegno liquidata con il calcolo contributivo. Significa che non prenderei l’assegno pieno. Ovviamente, più sono gli anni di lavoro che vengono calcolati con il contributivo, maggiore la percentuale dell’assegno anticipata.

In soldoni, l’anticipo della pensione con il suddetto schema converrebbe a coloro che non hanno maturato 18 anni di servizio entro il 1995. Essi si vedrebbero, infatti, liquidato l’assegno con il calcolo contributivo per gli anni successivi al 1995. Nel 2022, sarebbero ben 26.

Viceversa, coloro che entro il 1995 avevano maturato i 18 anni si vedranno calcolato l’assegno con il contributivo solo per gli anni successivi al 2011. Saranno solo 11 nel 2022. A meno che in questi anni abbiate versato somme elevate a titolo di contributi all’INPS, magari perché avete beneficiato di retribuzioni elevate, l’anticipo della pensione non vi converrebbe granché. Ricevereste una miseria fino ai 67 anni. In assenza di altre entrate, l’assegno non risulterebbe con ogni probabilità sufficiente per garantirvi un tenore di vita dignitoso. E non possiamo escludere che il legislatore imponga il raggiungimento di un importo minimo per evitare il diffondersi di casi di indigenza tra gli ultra-sessantenni.

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