Con il 58,24% di “sì” in 16 dei 26 cantoni confederali, la proposta dell’Unione sindacale svizzera (Uss) di introdurre la tredicesima mensilità per i pensionati svizzeri è passata. Un risultato clamoroso e che negli ultimi giorni di campagna referendaria sembrava incerto, alla luce dei consensi decrescenti che si andavano registrando nello stato alpino. A trainare il dato sono stati i cantoni latini, con gli elettori di Giura che si sono espressi a favore per l’82,5%, al 78,4% a Neuchâtel, al 75,5% a Ginevra e al 71% a Ticino.

Pensione minima da 1.190 a 1.290 franchi

Cosa prevedeva la proposta? Entro il 2026 i pensionati svizzeri dovranno ricevere un aumento per l’8,33% dell’assegno erogato dall’AVS, il primo pilastro della previdenza elvetica e che attualmente coinvolge 2,5 milioni di cittadini su una popolazione di 8,7 milioni di abitanti. In pratica, tutti dovranno avere una mensilità in più all’anno, per l’appunto una tredicesima. Non è chiaro se essa debba essere corrisposta in un’unica soluzione o mensilmente. Poco importa. La misura, quando attuata, farà sì che gli assegni minimi salgano di 99 franchi al mese (circa 103 euro) e quelli massimi di 197 franchi (205 euro).

E’ stata la prima volta dall’introduzione dell’AVS nel 1948 che i cittadini elvetici si sono espressi per rafforzare il sistema previdenziale pubblico. Segno dei tempi, probabilmente. Una proposta simile era stata bocciata qualche anno fa. Successo per sindacati e sinistra, che avevano fatto campagna a favore della tredicesima per i pensionati svizzeri. Chiedevano e hanno ottenuto un adeguamento al costo della vita, che in questo piccolo stato al centro dell’Europa è altissimo. Ciò spiega perché la pensione minima sfiori i 1.190 franchi e quella massima sia di 2.365 franchi al mese.

Cercasi coperture finanziarie

Contro si erano espressi governo confederale e maggioranza. Si vedrà di seguito in quali modalità avverrà la messa in pratica della misura. Il problema è che la tredicesima necessita di coperture finanziarie per salvaguardare i conti dell’Inps elvetica, i quali andrebbero altrimenti in deficit sin dal 2031.

Da un lato, infatti, vi sarebbero maggiori esborsi per 4,1 fino a 5 miliardi all’anno e dall’altro la contribuzione tenderà a ristagnare per la bassa natalità. Ecco spuntare, quindi, una serie di soluzioni in prospettiva. Tra le principali proposte, l’aumento dell’IVA, già salita a gennaio dal 7,7% all’8,1%, e dei contributi previdenziali dello 0,8% equamente ripartito tra datore di lavoro e dipendente.

L’UDC, formazione di destra, chiede un taglio ai finanziamenti all’estero, mentre il consigliere agli Stati, il centrista Beat Rieder, propone una tassa sulle transazioni finanziarie, quella che è anche nota come Tobin tax. Per aumentare l’IVA servirebbe, comunque, un referendum. E portata a casa la vittoria, la sinistra punta adesso a limitare l’onere dei premi per la cassa malattia al 10% del reddito disponibile, sostenendo che sarebbero diventati proibitivi per gran parte della popolazione.

Tredicesima per pensionati svizzeri risultato clamoroso

In Svizzera uno stipendio medio si aggira intorno ai 5.000 franchi al mese, che al cambio attuale corrispondono ad oltre 5.200 euro. Sembrano tantissimi, ma è pur vero che vivere qui implica il sostenimento di costi stellari per i nostri canoni. Ad esempio, un monolocale a Zurigo costa in media più di 1.000 franchi al mese di affitto. E l’assicurazione obbligatoria per la copertura della malattia di cui sopra si aggira sui 300 franchi al mese. Chiaramente, molto dipende da zona in zona, da cantone a cantone.

Sta di fatto che la tredicesima ai pensionati svizzeri per via referendaria sembrava quasi impossibile da approvare fino a ieri. La popolazione è altamente responsabile dal punto di vista fiscale e poco o affatto incline a seguire istanze considerate dall’impatto negativo per i conti pubblici. E c’è da aggiungere che, a differenza di praticamente tutto il resto dell’Occidente, l’inflazione qui non si è fatta sentire granché con la crisi dell’energia.

Il picco fu raggiunto un anno fa al 3,4% e dopo anni di inflazione intorno o sottozero.

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