Anche la Svizzera pensa di introdurre la Tobin Tax. In tempi di pandemia, grazie ai lockdown generalizzati e ai maggiori risparmi delle persone, sono letteralmente esplose le attività di trading online.

I volumi sulle transazioni finanziarie a Zurigo si sono impennati e l’indice tecnologico per eccellenza, il Nasdaq, ha incoraggiato molti investitori a non sottrarsi alla bisca. Situazione ideale per i governi per tentare di spremere soldi dai contribuenti sui giochi di borsa.

Ecco quindi che anche gli svizzeri stanno pensando di introdurre nel loro ordinamento fiscale una delle tasse più dannose e inutili sulla finanza.

L’esperienza italiana (e non solo) insegna, ma sembra che alla stupidità non ci sia confine.

La Tobin Tax in Svizzera

Per gli svizzeri, il principio di base sarebbe però diverso. La Tobin Tax sarebbe introdotta a seguito di micro imposta su tutte le transazioni elettroniche. Quindi anche fare la spesa o prendere un caffè pagando con bancomat o carta di credito. Una mossa che di certo non va nella direzione di scoraggiare l’uso del contante, ma farebbe sicuramente cassa. Anche perché gli svizzeri usano i pagamenti elettronici più di noi.

Sicché la Tobin Tax scaturirebbe per l’investitore svizzero come imposta obbligata sulle transazioni elettroniche per acquistare azioni in borsa. Non quindi come tassa a se stante, come avviene in Italia o in altri Paesi Ue. Qualora l’iniziativa venisse accolta, tutte le transazioni di questo tipo sarebbero tassate con un’aliquota dello 0,005% per il primo anno e, in seguito, dello 0,10% circa.

Una iniziativa popolare per tagliare altre tasse

A differenza che in Italia, la micro tassa sulle transazioni elettroniche avrebbe, però, lo scopo di sostituire, eliminandole, altre tre tasse. Si tratta dell’imposta sul valore aggiunto, della tassa di bollo e dell’imposta federale diretta.

La Tobin Tax svizzera andrebbe però a colpire solo le azioni mirando a contenere gli eccessi di un settore che si è ingrandito in maniera sproporzionata.

Resterebbero fuori le obbligazioni, le quote di fondi e altre forme di investimento di tipo non speculativo.

Stando ai promotori dell’iniziativa, annualmente la tassa impinguerebbe le casse svizzere con più di 100 miliardi di franchi (sufficienti per sostituire le altre tre imposte). Per una famiglia svizzera di ceto medio composta da quattro persone, comporterebbe risparmi per circa 4.500 franchi ogni anno.

La differenza con l’Italia

A differenza della Svizzera, in Italia la FTT (Financial Transaction Tax) colpisce tutte le transazioni finanziarie ad eccezione di alcune tipologie di titoli e azioni a bassa capitalizzazione. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze aggiorna ogni anno l’elenco delle società quotate su Borsa Italiana soggette a Tobin Tax.

Dalla Tobin Tax ci si attendeva sin dalla sua introduzione, nel 2013, un gettito fiscale da 1,5-2 miliardi di euro all’anno. Nel 2020 non si è arrivati manco a 600 milioni e gli anni prima non sono andati meglio.

La speculazione non è stata colpita con l’introduzione della Tobin Tax. I traders, che la conoscono bene, aprono e chiudono le operazioni in giornata (day traders) senza pagare nulla. Mentre chi di finanza (e speculazione) ci capisce poco, ma vuole comunque investire nel medio o lungo periodo, viene massacrato. Salvo preferire piazze finanziarie straniere, come Wall Street, dove non si paga nulla.