Previsioni meteo presentate come bollettini di guerra, toni apocalittici nei servizi dei tg nazionali e stampa estera (Nord Europa) che nel sudore del Mediterraneo ci sguazza. L’estate del 2023 rischia di essere ricordata negativamente. E non solo per il caldo record che ancora terrà in ostaggio buona parte del Meridione fino a domani o forse anche dopodomani. E’ il turismo la prima vittima di questa ondata di alte temperature, che in alcuni casi hanno toccato e superato i 45 gradi in varie località del Sud Europa.

Caronte e Cerbero sono i due nomi associati dai media al caldo infernale di queste settimane di luglio. Ora, va detto che non da oggi i tg estivi occupano gran parte delle rubriche a parlare di calura, sole, dei rimedi per non correre rischi per la salute e tanto altro riesumato dagli archivi passati ad ogni occasione. Un po’ perché in estate non c’è molto di cui parlare, con la stessa politica quasi in vacanza e palinsesti in agghiaccio fino a settembre. Quindi, dell’ondata di caldo record (o quasi) non se ne dovrebbe discutere? Certo che sì. L’autocensura è incompatibile con una sana informazione. Lo è, tuttavia, anche un’informazione improntata al sensazionalismo e al dibattito immaturo.

Sud Europa meno attraente in estate

Il terrore mediatico profuso a piene mani più volte al giorno, mandato in onda sulle reti televisive e sparso qua e là sui siti internet e sui social non sta facendo bene al nostro turismo. Alcuni dati dovrebbero indurci a riflettere prima di buttarla sempre in caciara. Secondo l’organizzazione no profit European Travel Commission, tra giugno e settembre il 69% dei cittadini europei intervistati starebbe programmando una vacanza. Siamo a -4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando va detto, però, che il turismo rifioriva dopo due anni di restrizioni anti-Covid.

Resta ugualmente elevata la percentuale di chi intende partire: 69%.

Altri dati lanciano già qualche allarme. Il gradimento verso le località del Mediterraneo si è ridotto del 10%. Del resto, tra immagini di turisti che boccheggiano in Italia e Spagna e dei roghi nelle isole greche di Rodi e Corfù con decine di migliaia di sfollati, c’è obiettivamente scarsa voglia di andarsi a infilare in situazioni potenzialmente spiacevoli. E ciliegina sulla torta, alla domanda su quali siano i criteri individuati per scegliere la destinazione, tra gli otto a disposizione il primo è emblematico: “piacevoli condizioni climatiche”. Ha ottenuto il 17,3%, seguito da “offerte allettanti” con il 17%.

Calo presenze a luglio, settore in allarme

Cosa significa tutto questo? A furia di parlare di quanto si stia male in estate nel Sud Europa, l’industria del turismo inizia a segnalare qualche danno. Federalberghi in Puglia ha registrato un calo annuale delle presenze del 20%. Tra i principali fattore di contrazione ci sarebbero il caro prezzi e la carenza di servizi. Mete come la vicina Albania costano senz’altro di meno e sul piano qualitativo non avrebbero granché da invidiare ad altre destinazioni. Gli operatori del settore guardano con preoccupazione alle numerose disdette dall’estero.

Non dobbiamo per forza vedere tutto con occhi bui. Il turismo va ripensato in Italia, e questo non è per niente un male. L’idea di fare business pompando sui prezzi e tralasciando la qualità dei servizi offerti poteva andare bene negli anni in cui i mercati erano chiusi. Adesso, con un clic del mouse si può prenotare in qualsiasi destinazione del mondo pagando di meno e ricevendo quasi sempre servizi standardizzati. L’italiano si metta il cuore in pace: non è facendo pagare cifre spaventose ai turisti che farà affari. E, soprattutto, va ripensato il timing dell’alta stagione. Possibile che d’ora in avanti luglio e agosto, in quanto mesi più caldi dell’anno, saranno scartati dai turisti stranieri (e non solo) a favore di periodi più miti come maggio-giugno e settembre-ottobre.

Turismo da ripensare, ma stop a campagne demenziali

Sarà un modo molto diverso di fare impresa. Non si potrà evidentemente più confidare sulla manodopera degli studenti durante la pausa estiva, così come la stagione turistica sarà verosimilmente meno concentrata e più lunga. Che, peraltro, in Italia avrebbe anche molto senso, dato che per condizioni climatiche da sempre siamo una possibile meta per la gran parte dell’anno solare. La buona notizia è che i turisti tedeschi, notoriamente tra i più presenti nel nostro Paese, praticano questa politica sin da quando hanno iniziato a viaggiare fuori dai confini nazionali. In pochi optano per il cuore dell’estate, mentre preferiscono le temperature più gradevoli della tarda primavera e di fine estate e inizio autunno.

Non c’è nulla di male ad adattarsi ai tempi che cambiano. L’importante è prenderne atto, anziché limitarsi a martellarsi tafazzianamente senza comprendere le implicazioni negative di certe campagne mediatiche. Urge ripensare al turismo già da subito, in modo che caldo record o presunto ed eventi estremi non intacchino più di tanto un settore che vale quasi un settimo del PIL tricolore. E se la stampa domestica evitasse di contribuire all’immagine di un’Italia invivibile per raccattare qualche clic o rincorrere lo scontro ideologico anche sul meteo, forse farebbe il suo dovere.

[email protected]