Con la Legge di Bilancio 2025, come noto, il panorama dei bonus edilizi italiani ha subito importanti modifiche. Tra le agevolazioni più rilevanti vi è la detrazione per gli interventi di ristrutturazione (c.d. bonus ristrutturazione), strumento fiscale che ha da tempo un ruolo chiave nel rilancio del comparto edilizio e nella valorizzazione del patrimonio immobiliare. Tuttavia, dal 2025, la disciplina di questa misura si fa più selettiva, differenziando le aliquote a seconda della destinazione dell’immobile oggetto di intervento.
Le novità introdotte prevedono che, a partire dal 1° gennaio 2025, il beneficio fiscale venga rimodulato in funzione dell’uso abitativo dell’immobile. In particolare, per le spese 2025 l’agevolazione si mantiene al 50% esclusivamente per gli interventi realizzati sull’abitazione principale, vale a dire sull’unità immobiliare in cui il contribuente ha stabilito la propria residenza abituale.
L’aliquota si riduce invece al 36% se i lavori riguardano immobili diversi dalla dimora principale, come le seconde case.
In redazione arriva il seguente quesito.
Salve, ho da fare dei lavori su una casa di mia proprietà. I lavori inizierebbero a luglio 2025 per terminare entro dicembre di questo stesso anno. Attualmente detta casa non è la mia abitazione principale. Ci passerò la residenza sono a fine lavori. Sono a chiedere se per le spese 2025 che pagherà a fronte di detti lavori potrà avere la detrazione al 50% oppure dovrò applicare il 36%?
Bonus ristrutturazione alto: abitazione principale come requisito
Il fulcro della riforma dei bonus edilizi operato con la legge di bilancio 2025 è il concetto di “abitazione principale”. Questo termine non si riferisce semplicemente alla proprietà, ma alla residenza effettiva e abituale del contribuente.
È infatti solo in presenza di questa condizione che l’aliquota massima può essere applicata.
A fronte di questa impostazione, uno degli interrogativi più ricorrenti riguarda il momento in cui la casa deve assumere la qualifica di dimora principale: è sufficiente che lo diventi durante o dopo l’intervento, oppure tale status deve esistere già al momento dell’inizio dei lavori?
Il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate
Su questo aspetto è intervenuta l’Agenzia delle Entrate con la circolare di chiarimenti sulle novità bonus edilizi (la n. 8 del 2025), nella quale è stato fornito un orientamento ufficiale.
L’Amministrazione finanziaria ha stabilito che, anche qualora l’immobile non sia utilizzato come abitazione principale all’avvio dei lavori, è comunque possibile beneficiare dell’aliquota più favorevole a condizione che la destinazione abitativa venga assunta al termine degli stessi.
Questo significa, ad esempio, che un contribuente che intraprende una ristrutturazione nel 2025 su una seconda casa e solo successivamente decide di stabilirvi la propria residenza, potrà comunque ottenere la detrazione del 50% (sulle spese 2025). Purché la casa sia adibita ad abitazione principale una volta conclusi gli interventi. È dunque il momento finale dei lavori quello determinante per valutare il diritto alla maggiore agevolazione.
Bonus ristrutturazione e le prospettive per il biennio 2026-2027
Guardando al prossimo biennio, l’impostazione normativa si fa più restrittiva. La Legge di Bilancio 2025 prevede, infatti, un ulteriore ridimensionamento degli incentivi.
Le detrazioni saranno fissate al 36% anche per le abitazioni principali, e si ridurranno al 30% per le altre unità. Questo trend è coerente con l’obiettivo del governo di razionalizzare la spesa fiscale, riducendo progressivamente l’impatto economico degli sconti edilizi sulle finanze pubbliche.
Va, quindi, tenuto presente che chi intende avvalersi della percentuale più alta, ossia il 50%, dovrà necessariamente sostenere le spese nel corso del 2025 e assicurarsi che l’immobile risulti abitazione principale al termine dei lavori. In caso contrario, si rischia di beneficiare di una detrazione inferiore o addirittura di non accedere al bonus nei termini desiderati.
