Non siamo al famigerato “effetto Truss”, che dall’autunno del 2022 perseguita la politica britannica a ogni pasticcio che questa riesce ad infliggere a sé stessa. Tuttavia, i segnali arrivati dal mercato ieri sono stati lapalissiani: sterlina e Gilt in crisi dopo che quasi una cinquantina di deputati laburisti non hanno votato a favore dei tagli all’assistenza per lavoratori in malattia e disabili decisi dal governo. Il premier Keir Starmer esce molto indebolito dalla vicenda, che evidentemente è stata mal gestita sia dal suo cancelliere allo Scacchiere, Rachel Reeves, sia dal ministro del Lavoro, Liz Kendall.
Cambio e bond giù
Il cambio contro il dollaro ha ceduto più dell’1% nella seduta di ieri, scendendo da 1,3745 di lunedì pomeriggio a un minimo di appena 1,36. Male anche i Gilt, i titoli di stato britannici. Il rendimento decennale si è impennato dal 4,42% a un massimo del 4,67%. Si è trattato del maggiore balzo avvenuto in poche ore proprio dall’infausto autunno di tre anni fa, quando la premier conservatrice fu costretta a dimettersi a distanza di un mese e mezzo dall’insediamento per la rivolta dei mercati contro il suo bilancio in deficit.
Dimissioni di Reeves smentite, ma ancora possibili
Le perdite sono esplose nella giornata di ieri con le voci di possibili dimissioni di Reeves. La politica laburista, responsabile delle finanze nel governo, è apparsa a fianco del premier nel dibattito parlamentare seguito al voto sui tagli allo stato sociale. Quando la leader conservatrice Kemi Badenoch ha riportato che alcuni deputati laburisti l’avrebbero definita “toast”, ossia “fritta” e ha chiesto se sarà ancora in carica alle prossime elezioni, la donna ha versato una lacrima.
Il premier non ha replicato con parole di sostegno verso il suo braccio destro. Nel pomeriggio, però, il suo ufficio è stato costretto ad intervenire per smentire che Reeves stesse per dimettersi: “non andrà da nessuna parte”, ha reso noto.
Fatto sta che varare il prossimo bilancio sarà ancora più difficile del previsto. Fonti vicine all’esecutivo parlano della necessità di aumentare le tasse e finanche di tagliare alcune spese elettoralmente sensibili per i laburisti. Nei fatti, l’annacquamento della legge di lunedì alla Camera dei Comuni priverà lo stato di risparmi per circa 5 miliardi di sterline all’anno. Soldi che andranno trovati diversamente. La crisi della sterlina e dei Gilt sta coincidendo con il primo anno esatto di legislatura, visto che Starmer vinse le elezioni generali il 4 luglio del 2024. Il bilancio politico è stato finora pesantemente negativo. I laburisti sono precipitati nei sondaggi. Oggi, li voterebbe meno di un elettore su quattro, scavalcati dal Reform UK di Nigel Farage, vincitore delle recenti elezioni amministrative nel Nord Inghilterra.
Crisi sterlina da evitare ad ogni costo
I mercati stanno scommettendo sull’esautoramento di Reeves, un fatto che segnerebbe la crisi dello stesso premier Starmer all’inizio della legislatura. Londra non può permettersi che la sterlina torni in crisi. Un indebolimento costringerebbe la Banca d’Inghilterra a sospendere il taglio dei tassi di interesse. A farne le spese sarebbe l’economia britannica e il bilancio dello stato, visto che la spesa per interessi lieviterebbe.
Anche il repentino aumento dei rendimenti reca gli stessi effetti. Con un governo già in affanno sui conti pubblici, il peggio che gli possa capitare è che il deficit salga per i maggiori costi di emissione del debito.
La crisi della sterlina rimarca più complessivamente le difficoltà del governo laburista ad affrontare le sfide domestiche e internazionali. La maggioranza parlamentare è ufficialmente amplissima (403 su 650), ma la rivolta di ieri dimostra che i numeri reali siano di gran lunga inferiori e che l’unità politica traballi. E un governo debole difficilmente può risanare i conti pubblici. Con un debito pubblico che si avvicina al 100% del Pil, un pessimo segnale per i mercati.