Il primo trimestre dell’anno ha portato nuove buone notizie sul fronte della crescita per l’economia italiana. Il Pil è aumentato dello 0,3% sul trimestre precedente e dello 0,6% su base annua. Gli analisti si aspettavano un aumento più contenuto nell’ordine dello 0,2% congiunturale. Si è registrata, quindi, un’accelerazione rispetto agli ultimi tre mesi dello scorso anno, quando il Pil era cresciuto dello 0,2% (dato rivisto al rialzo dallo 0,1% diffuso a fine marzo) dopo essere rimasto invariato tra luglio e settembre. L’ISTAT ha rilevato un’espansione per i settori primario e secondario, mentre il terziario (servizi) hanno registrato una sostanziale stazionarietà.
Crescita economia italiana prima dei dazi
La crescita acquisita per l’economia italiana è dello 0,4% per quest’anno.
In pratica, se il Pil restasse invariato per i restanti tre trimestri, aumenterebbe dello 0,4% rispetto al 2024. L’istituto di statistica, tuttavia, non si sbilancia per il prossimo futuro, a causa dell’elevata incertezza internazionale. Nel dato di gennaio-marzo, infatti, non incide ancora la guerra dei dazi scatenata dagli annunci dell’amministrazione Trump. E per un’economia esportatrice come la nostra, può diventare un problema già a partire dal trimestre in corso.
Sempre ieri è stato diffuso anche il dato provvisorio sull’inflazione ad aprile. E’ aumentata al 2% su base annua dall’1,9% di marzo. I prezzi al consumo hanno segnato un aumento mensile dello 0,2% e quelli “core”, al netto di generi alimentari ed energia, hanno subito una drastica accelerazione dall’1,7% al 2,1%, portandosi al livello più alto in un anno. Sono cresciuti più i prezzi dei servizi (+3% da +2,5%) rispetto ai prezzi dei beni (+1,1% da +1,5%).
Pertanto, il differenziale servizi-beni è salito dall’1% all’1,9%.
Inflazione in rialzo, deficit giù
Quest’ultimo dato è importante, perché può dirci qualcosa sulla direzione futura dell’inflazione. Essa tende a salire quando i prezzi si muovono al rialzo particolarmente per i servizi. Sta di fatto che l’inflazione italiana è salita ai massimi da settembre 2023 e accelerando per la sesta volta dallo scorso mese di settembre. Questo può diventare un problema per i consumi, in quanto colpisce il potere di acquisto delle famiglie. Fa ben sperare, tuttavia, un altro dato relativo alle retribuzioni orarie. Per l’ISTAT sono cresciute del 3,9% nel primo trimestre (+1,7% per i soli stipendi pubblici e +4,5% nel settore privato), ossia ben sopra l’inflazione.
L’aspetto forse più interessante sulla crescita dell’economia italiana riguarda il fatto che stia avvenendo in un contesto di riduzione del deficit fiscale. Era al 7,2% nel 2023 ed è sceso al 3,4% nel 2024. Per la prima volta dal 2019 l’Italia torna all’avanzo primario con un +0,4% dal -3,6% dell’anno precedente. La differenza tra entrate e spese, al netto degli interessi, è migliorata di ben il 4% del Pil in appena dodici mesi. Ciò ha consentito al debito pubblico di attestarsi al 135,3%, anziché al 135,8% stimato dal governo Meloni.
Pil su, occupazione record
Pil su, deficit giù e occupazione ai massimi di sempre con 24 milioni 332 mila unità a febbraio, +567 mila in un anno.
Il ritorno alla crescita delle retribuzioni reali dopo anni di sofferenza può non solo sostenere la crescita dell’economia italiana tramite i consumi in una fase incerta per le esportazioni, ma anche rendere il lavoro più appetibile e ridurre il numero degli inattivi ancora altissimo.
Il governo si mostra soddisfatto dei numeri. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, vede in essi la riprova della bontà delle politiche perseguite dall’esecutivo. Al di là delle opinioni politiche, la crescita dell’economia italiana esiste ed è qualcosa che rassicura in un contesto internazionale debole. Malgrado una Germania al palo, le nostre imprese stanno riuscendo a superare i venti di crisi. Ma non c’è tempo per autocompiacersi. Il Pil sale, ma il ritmo rimane debole. Dobbiamo ricordare che in questi anni stiamo beneficiando dei fondi del Pnrr senza per questo vivere un vero miracolo economico.
Crescita economia italiana, cosa funziona e cosa no
Cosa sta funzionando e cosa meno? La stabilità politica aiuta, checché ne dicano le opposizioni. Quello di Giorgia Meloni è il primo governo politico con indirizzo e maggioranza parlamentare chiari dopo numerosi anni di caos. L’ultimo del genere era stato guidato da Silvio Berlusconi fino al novembre 2011. Non a caso scende anche lo spread, grazie alla politica fiscale prudente sin qui seguita da Roma. E sono stati siglati accordi commerciali con tanti zeri, di recente con Emirati Arabi Uniti e Turchia. D’altra parte, il centro-destra sta mancando di coraggio sulle riforme. Il taglio di tasse e contributi c’è stato, ma serve molto di più per invertire la rotta di una pressione fiscale oppressiva e che allontana gli investimenti dal Bel Paese.
La burocrazia resta asfissiante e le liberalizzazioni mancano. Di strada da fare ce n’è, anche se ad oggi i risultati dell’azione di governo appaiono obiettivamente confortanti. Da quando il governo si è insediato, l’inflazione è crollata insieme al deficit, il Pil è salito dell’1,5% in termini reali, il rapporto tra debito e Pil è sceso e si sono creati quasi 1,1 milioni di posti di lavoro. Non è il caso di dire che tutto vada bene, perché sarebbe falso.
Ma neanche di affermare che tutto vada male, perché i numeri non mentono. L’Italia è per la prima volta dopo tanto tempo in carreggiata, più degli altri e potendo vantare una resilienza alle crisi di cui gli altri Paesi dovrebbero prendere nota.