Dopo un lungo rally che sembrava non arrestarsi mai, in queste ore siamo costretti a parlare di “crash” per l’oro. Le quotazioni spot hanno accusato un brusco calo tra ieri e oggi, perdendo fino al 7% dai massimi raggiunti ieri mattina. Uno schianto in nottata fino a meno di 4.037 dollari per oncia. Mentre scriviamo, sono tornate appena sopra 4.100 dollari. Stesso destino per l’argento, che dai 52,60 dollari è crollato a poco più di 48 dollari, perdendo l’8,7%.
Dubbi su prosieguo del rally
Con questo crash dell’oro possiamo considerare finito il rally? Dobbiamo distinguere i movimenti di breve termine o persino intraday da quelli di medio termine. La scorsa settimana, le quotazioni hanno testato la soglia dei 4.400 dollari e segnato un guadagno dall’inizio dell’anno del 67%.
Ancora oggi segnano un ottimo +55%. I segni di affaticamento dopo la lunga corsa ci sono, ma è ancora presto per capire se essa sia per il momento finita.
Tensioni geopolitiche, debiti e inflazione
Il crash dell’oro di queste ore può considerarsi salutare. Consente al mercato qualche presa di profitto e riduce l’appeal speculativo del “safe asset”, che rischia di tradursi in una vera e propria bolla. Tuttavia, le ragioni di fondo che hanno sostenuto i rialzi di questi mesi, anzi anni, restano intatte. Per prima cosa ci sono i rendimenti. Per quanto nominalmente ancora elevati rispetto al periodo pre-pandemico, in termini reali si rivelano bassi. Il Treasury a 10 anni offre oggi l’1,70% contro il 2,23% di inizio anno, tenuto conto delle aspettative d’inflazione.
Le tensioni geopolitiche non sono svanite. Il cessate il fuoco a Gaza regge a stento, mentre quello tra Russia e Ucraina sembra allontanarsi.
I dazi dell’amministrazione Trump aggiungono incertezza sul piano globale. Rischiano di scatenare una guerra valutaria con esiti potenzialmente disastrosi per le economie mondiali e la loro stabilità dei prezzi e persino politica. Il crash dell’oro segnerebbe la fine del rally solo se queste fonti di tensione venissero meno, i governi smettessero di indebitarsi e i rendimenti reali tornassero a salire.
Crash oro possibile discesa strutturale?
Graficamente, il crash dell’oro delle scorse ore aprirebbe la strada a una discesa strutturale. Da notare che il dollaro sembra essersi assestato sopra i minimi toccati a settembre. Un biglietto verde più forte riduce la domanda per gli asset in esso denominati. Infine, la stessa resilienza dell’economia americana ai dazi contribuirebbe a sostenere l’appetito per il rischio sui mercati internazionali.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


