Il legame tra Turchia e l’oro resta ben consolidato a leggere gli ultimi dati della banca centrale. Questa ha stimato in 4.500 tonnellate le detenzioni dell’intero sistema economico al 30 settembre 2024. E la notizia più sconvolgente è che per la stragrande parte si trovi “sotto i materassi” nelle case delle famiglie. L’intero controvalore era stato stimato in 311 miliardi di dollari, anche se nel frattempo le quotazioni sono aumentate di almeno un altro 25%. E al 31 marzo scorso i lingotti accumulati dalla banca centrale tra le riserve ammontavano a 624 tonnellate per un controvalore di 86,5 miliardi. C’erano poi altri 46,3 miliardi di dollari in riserve auree presso le banche commerciali, stimabili intorno alle 460 tonnellate da 24 carati.
Leggi restrittive non fermano corsa all’oro
Da cosa deriva questo apparente amore della Turchia per l’oro? Ci sono senza dubbio fattori culturali alla base, che neppure leggi restrittive hanno di recente scalfito. Il Gold Conversion System del 2022 avrebbe dovuto incentivare la conversione dei lingotti detenuti nelle case in lire turche o valuta straniera. Il successo dell’iniziativa è stato scarso. A dire il vero, già dagli anni Ottanta esiste una legge che punta a garantire alle famiglie interessi con la monetizzazione dell’oro. Non ha funzionato. E dal 2024 gli acquisti sopra 185.000 lire (circa 3.945 euro) possono avvenire solo identificandosi. Vietati, infine, gli acquisti di oro non certificato.
Inflazione e svalutazione mali storici
La verità è che i cittadini in Turchia sono costretti ad amare l’oro. E non da oggi. Anzi, tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila gli acquisti di gioielleria ammontarono a una media annuale di 150 tonnellate. Nell’ultimo decennio, pur inferiori ad allora, risultano essere stati pari a 41 tonnellate.
Il quarto mercato al mondo più grande dopo Cina, India e USA, che non a caso sono tutte grandi economie e le più popolose. Questa apparente anomalia dipende dal fatto che da decenni i turchi devono barcamenarsi tra inflazione a due o anche tre cifre e cambio al collasso.
A giugno, pur in discesa, l’indice dei prezzi al consumo segnava un rialzo annuale del 35%. E la lira turca è sprofondata ai minimi storici contro il dollaro. Il cambio è ormai a un soffio da 40. Tutto questo significa due cose: i turchi perdono potere di acquisto anno dopo anno, anzi mese dopo mese; per questo non si fidano dei loro policy maker, cioè governo e autorità monetarie. E come potrebbero mai? Solo guardando agli ultimi venti anni, scopriamo che i prezzi al consumo sono aumentati di 26,8 volte, crescendo alla media annua del 17,9%. Invece, la lira turca ha perso il 96,6% del suo valore contro il dollaro. Il cambio è passato da 1,355 di maggio 2005 al 39,80 di oggi.
Tra oro e Turchia amore obbligato
Già solo detenere dollari salva le famiglie dalla svalutazione e tutela i loro risparmi in termini reali.
Ma l’oro per chi vive in Turchia riesce a fare ancora meglio. Immaginate che un cittadino abbia comprato un lingotto da 24 carati per il peso di 1 kg nel 2005, quando la quotazione di mercato era a meno di 16 dollari al grammo. Considerato il tasso di cambio, avrebbe speso meno di 21.500 lire. Oggi, potrebbe rivendere quel lingotto per oltre 4 milioni 275 mila lire. Stiamo parlando di quasi 200 volte in più del costo di acquisto. Gli sarebbe bastato rivendere per circa 575.000 lire per conservare il potere di acquisto del capitale impiegato.
Questo ennesimo esempio ci consente di capire con la pratica perché la Turchia ami l’oro. Cultura e tradizioni affondano più che altro le loro radici nella necessità di contrastare il malgoverno. Se i tuoi risparmi vengono messi costantemente a dura prova da instabilità dei prezzi e svalutazione, l’unico modo per mettersi in salvo è portarli presso un porto sicuro. E l’oro lo è da millenni. In tutto il mondo.