Coronavirus e negozi chiusi: da Armani a Calzedonia, chi ha deciso di fermarsi

Molte aziende hanno deciso di chiudere i negozi a causa dell'emergenza coronavirus, tra queste anche Kiko, Iginio Massari e Luisa Spagnoli.
di
5 anni fa
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Il coronavirus sta mettendo in ginocchio aziende e attività commerciali. Tra locali e ristoranti vuoti, ma anche negozi, cinema e bar, sono svariati i settori che rischiano seriamente il collasso. In mezzo a tanta incertezza, però, alcuni grandi realtà come Armani e Calzedonia hanno deciso di chiudere le attività in maniera temporanea per far fronte all’emergenza. 

Armani chiude negozi, ristoranti e hotel

Il Gruppo Armani ha deciso di chiudere tutti negozi, ristoranti e hotel di Milano. In una nota ufficiale si legge che “A fronte delle recenti evoluzioni dei contagi da coronavirus in Lombardia e in continuità con le misure preventive finora adottate per non esporre ad alcun rischio la salute di dipendenti e clienti, il gruppo Armani comunica la chiusura temporanea dei propri negozi, ristoranti e hotel di Milano“.

Di recente il gruppo aveva anche donato milione e 250 mila euro agli ospedali. 

Anche il gruppo Calzedonia si è mosso più o meno verso la stessa direzione. Sandro Veronesi ha deciso di chiudere tutti i negozi del gruppo in Lombardia e nelle zone rosse indicate nel decreto di sabato scorso. Una decisione spinta dalla necessità di contenere i contagi considerando che “non vendiamo articoli di primaria necessità” come si legge in un comunicato del gruppo. In tutto, sono 526 i negozi che chiudono temporaneamente. La chiusura, fino al 3 aprile, riguarda tutti i marchi del gruppo quindi Calzedonia, Intimissimi, Intimissimi Uomo, Tezenis, Falconeri, Signorvino, Atelier Emé. 

Chiudono anche Kiko, Iginio Massari e Luisa Spagnoli

L’esempio di Armani e Calzedonia è stato seguito anche da altre aziende di moda come Luisa Spagnoli che ha ugualmente deciso di abbassare le saracinesche, così come il brand di cosmetici Kiko. Anche in questo caso la chiusura dei 340 punti vendita italiani è prevista fino al 3 aprile come ha riferito  l’a.d. di Kiko, Cristina Scocchia: “abbiamo deciso di fare quanto in nostro potere per tutelare al massimo la salute dei nostri clienti e dei nostri dipendenti, nonostante il considerevole impatto economico”. 

Anche Iginio Massari ha deciso di chiudere le pasticcerie di Milano, Brescia e Torino ma continuerà la vendita online.

Sui social l’imprenditore ha specificato che “Non riteniamo bastevole la chiusura dei locali. La doverosa tutela delle persone passa soprattutto attraverso la generosità. Per questo ci siamo sentiti in obbligo di donare tre ventilatori per la Rianimazione agli Spedali Civili di Brescia per l’emergenza del coronavirus. Aiutateci a sostenere questa iniziativa, adesso tocca a voi!“.

La chiusura dei negozi si rende necessaria in prima linea per evitare i contagi e contribuire a salvaguardare la salute pubblica, bisogna anche considerare che le ultime disposizioni del governo che limitano le uscite degli italiani ha determinato un drastico calo delle vendite nei negozi fisici praticamente vuoti. Un pò come accaduto per ristoranti, bar, cinema, locali e luoghi di ritrovo svuotati.

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