In Italia l’evasione fiscale continua a rappresentare uno dei principali ostacoli per il bilancio pubblico e per l’equità del sistema tributario. Nonostante le misure di contrasto messe in atto negli ultimi anni, ci sono categorie di contribuenti e settori economici che risultano particolarmente inclini all’elusione e all’occultamento dei redditi. Ma chi sono, oggi, gli italiani che evadono di più?
L’analisi dei dati sul cosiddetto “tax gap” – la differenza tra le tasse che lo Stato dovrebbe incassare e quelle effettivamente riscosse – consente di tracciare un quadro dettagliato delle aree più critiche, rivelando abitudini e pratiche ancora diffuse, soprattutto nell’ambito delle attività economiche autonome.
Lavoratori autonomi e piccole imprese in cima alla lista
A guidare la classifica dell’evasione sono i lavoratori autonomi, gli artigiani e i piccoli imprenditori. Si tratta di categorie in cui il ricorso al contante e l’assenza di intermediari fiscali rende più agevole la sottrazione di redditi al fisco. I settori più colpiti sono quelli legati ai servizi alla persona – come parrucchieri, estetisti, idraulici, meccanici – e il commercio al dettaglio.
In questi ambiti, la possibilità di ricevere pagamenti “in nero” senza emissione di scontrino o fattura resta una prassi ancora difficile da estirpare. Il controllo è più complesso rispetto a quanto accade per i lavoratori dipendenti, che hanno una trattenuta diretta alla fonte. Il reddito dichiarato da queste categorie risulta spesso ben al di sotto della media, nonostante un tenore di vita elevato.
Le partite IVA individuali sono anch’esse coinvolte nel fenomeno, in particolare nei settori della consulenza, dei liberi professionisti, e delle attività artistiche o tecniche.
La soggettività della prestazione e l’assenza di un monitoraggio sistematico facilitano la sottodichiarazione.
Settori economici più esposti all’evasione fiscale
Oltre alle categorie professionali, l’evasione fiscale in Italia è fortemente influenzata anche dal tipo di attività economica. I comparti in cui si registra la maggiore discrepanza tra reddito reale e reddito dichiarato sono:
- Ristorazione e bar: la gestione del contante e l’elevata rotazione giornaliera rendono difficile il tracciamento completo degli incassi.
- Commercio al dettaglio: nei piccoli esercizi commerciali, soprattutto al di fuori dei centri urbani, l’evasione è ancora diffusa.
- Costruzioni ed edilizia: pagamenti fuori busta, subappalti e lavori non fatturati sono tra le pratiche più comuni.
- Agricoltura e pesca: l’informalità del lavoro e la stagionalità contribuiscono a un controllo fiscale meno rigido.
- Alloggio e affitti brevi: in particolare con l’esplosione del turismo alternativo, molti locatori non dichiarano i redditi derivanti dagli affitti turistici.
Tutti questi settori presentano ampi margini di evasione, nonostante le innovazioni digitali introdotte per il monitoraggio. Il divario tra quanto dovrebbe essere versato e quanto effettivamente arriva all’Erario resta significativo.
Il ruolo del contante e della digitalizzazione
Uno dei fattori determinanti per la diffusione dell’evasione fiscale è ancora l’uso del contante. Dove i pagamenti avvengono in denaro liquido, è più semplice per il fornitore di beni o servizi non registrare l’operazione.
Al contrario, nei contesti in cui sono obbligatori i pagamenti elettronici, come nei grandi supermercati o nei contratti con la Pubblica Amministrazione, le opportunità di evasione si riducono drasticamente.
La digitalizzazione dei pagamenti e l’adozione dei registratori telematici hanno contribuito a contenere il fenomeno, ma l’applicazione resta ancora disomogenea. Le piccole attività resistono all’adozione degli strumenti elettronici, e le sanzioni per chi non si adegua sono spesso percepite come blande o difficili da far rispettare.
Evasione fiscale come problema strutturale
L’evasione fiscale in Italia non è solo una questione di furbizia individuale, ma un problema sistemico che riguarda cultura, controlli, strumenti digitali e fiducia nelle istituzioni. Alcuni cittadini scelgono di evadere non solo per convenienza, ma anche per mancanza di fiducia nella destinazione delle risorse pubbliche o per sfiducia nella giustizia fiscale.
Il contrasto all’evasione fiscale non può dunque basarsi solo su controlli e sanzioni, ma deve passare anche per un miglioramento dell’efficienza amministrativa, una maggiore trasparenza e un patto di fiducia tra Stato e cittadini. Solo così si potrà ridurre progressivamente il fenomeno, recuperando risorse fondamentali per la collettività.
I punti chiave.
- lavoratori autonomi e i piccoli imprenditori sono i più coinvolti nell’evasione fiscale.
- I settori più esposti sono ristorazione, edilizia, commercio e affitti turistici.
- L’uso del contante e la bassa digitalizzazione alimentano il fenomeno.