Tra le possibili novità del Decreto Legge Fiscale n. 84/2025, in fase di conversione in legge, si distingue un emendamento che riporta all’attenzione pubblica un’iniziativa già più volte tentata ma mai approvata in via definitiva. Il cashback fiscale applicato alle spese sanitarie. Un’idea che si propone di riformare profondamente le modalità di recupero delle detrazioni per i cittadini con redditi più bassi.
Cashback fiscale: una proposta che guarda al presente
L’emendamento (oggetto di attenzione) è stato presentato da alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle – Gubitosa, Raffa e Alifano – e mira ad attuare, in forma sperimentale, un meccanismo innovativo di rimborso anticipato delle spese mediche per i contribuenti con un reddito annuo inferiore a 15.000 euro.
La proposta consiste in un’erogazione diretta del 19% delle spese sanitarie sostenute, con una periodicità minima trimestrale. In altre parole, il contribuente otterrebbe un rimborso in tempi molto più brevi rispetto all’attuale sistema legato alla detrazione in dichiarazione dei redditi.
L’obiettivo è chiaro: alleggerire la pressione economica sulle fasce più deboli della popolazione. Consentendo loro di recuperare così parte delle spese mediche senza dover attendere l’anno fiscale successivo. Questo meccanismo rappresenterebbe un cambiamento strutturale rispetto al tradizionale modello della detrazione spese sanitarie al 19%, oggi fruibile solo al momento della presentazione del Modello 730 o Redditi Persone Fisiche.
Come funzionerebbe il nuovo cashback fiscale
La logica del cashback fiscale previsto dall’emendamento si ispira a modelli già adottati per altre tipologie di spese (come quelle relative al programma “cashback” sui pagamenti elettronici, ormai superato), ma lo declina in chiave sociale e sanitaria.
Il rimborso avverrebbe in forma automatica e anticipata, con periodicità almeno ogni tre mesi, in misura equivalente a quella attualmente riconosciuta sotto forma di detrazione fiscale, ossia il 19%.
A livello operativo, ciò comporterebbe l’attivazione di un sistema di monitoraggio e registrazione in tempo reale delle spese sanitarie sostenute, probabilmente tramite strumenti digitali già esistenti come il Sistema Tessera Sanitaria o la piattaforma dell’Agenzia delle Entrate. La sperimentazione, per ora limitata ai contribuenti con redditi più bassi, avrebbe lo scopo di valutarne l’impatto economico e gestionale, prima di un’eventuale estensione generalizzata.
Aspetti fiscali e amministrativi
L’introduzione di un cashback fiscale trimestrale per le spese sanitarie comporterebbe alcune trasformazioni di rilievo, sia per il cittadino che per l’amministrazione fiscale.
Innanzitutto, verrebbe meno l’obbligo di attendere la dichiarazione dei redditi per fruire delle detrazioni. Questo significherebbe non solo maggiore tempestività nella restituzione delle somme spese. Ma anche una minore complessità per quei contribuenti che spesso si trovano a non poter recuperare del tutto le detrazioni. E ciò a causa della capienza fiscale insufficiente.
Dal punto di vista dello Stato, il nuovo meccanismo richiederebbe risorse finanziarie da anticipare nel corso dell’anno. Nonché un rafforzamento dei sistemi di controllo per evitare fenomeni di frode o spese non ammissibili. Tuttavia, i proponenti dell’emendamento ritengono che i benefici sociali ed economici, soprattutto in un contesto di fragilità e rincari come quello attuale, superino di gran lunga i costi strutturali.
Un’opportunità per combattere la povertà sanitaria
L’adozione del cashback fiscale sanitario potrebbe rappresentare anche un importante strumento di contrasto alla cosiddetta “povertà sanitaria”, ovvero l’impossibilità, per una parte della popolazione, di accedere alle cure per mancanza di risorse economiche immediate. Il rimborso anticipato delle spese, anche se parziale, agirebbe da incentivo all’utilizzo dei servizi sanitari e ridurrebbe il rischio che patologie non curate si aggravino con conseguenti costi superiori per il sistema pubblico.
Secondo alcune analisi di settore, è proprio la distanza temporale tra la spesa e il beneficio fiscale a scoraggiare molti contribuenti con redditi modesti dal sostenere cure necessarie, specialmente nel settore privato. Con il cashback sanitario, invece, si favorirebbe una maggiore tempestività nella cura e una migliore gestione della salute individuale.
Cashback fiscale: un ritorno ciclico nel dibattito parlamentare
Non è la prima volta che questa misura viene presentata. Già in passato erano emerse proposte simili, spesso oggetto di discussione in sede di Legge di Bilancio o decreti collegati. Tuttavia, per ragioni di copertura finanziaria o di priorità politiche, l’ipotesi del rimborso diretto delle spese sanitarie non aveva mai trovato una concreta applicazione.
Il ritorno della proposta nel DL Fiscale 2025 potrebbe segnare una svolta. Anche grazie al sostegno crescente verso politiche fiscali più inclusive e vicine alle esigenze dei contribuenti meno abbienti. Il fatto che sia proposta in forma sperimentale ne aumenta le possibilità di approvazione, poiché consente di testarne gli effetti prima di un’adozione strutturale.
Riassumendo
- Proposta di cashback fiscale sanitario nel DL Fiscale 84/2025 per redditi sotto 15.000€.
- Rimborso del 19% delle spese mediche, ogni tre mesi, in forma diretta.
- Obiettivo: anticipare il recupero fiscale, senza attendere la dichiarazione dei redditi.
- Misura sperimentale per alleggerire il carico sanitario sulle fasce economicamente deboli.
- Sistema integrato con Tessera Sanitaria e piattaforme fiscali per controlli e registrazioni.
- Potenziale contrasto alla povertà sanitaria e incentivo all’accesso tempestivo alle cure.