Perfettamente lecite ma decisamente spaventose: è quanto accaduto ad alcuni contribuenti di Gussola, in Lombardia, che si sono visti recapitare cartelle esattoriali da record. Non è certo un caso isolato: capita spesso che alcuni cittadini ricevano cartelle il cui importo definire “salato” è persino riduttivo.
A lasciare interdetti, tuttavia, è la motivazione. Si tratta infatti di cartelle relative a debiti fiscali, tributari e tasse di cui i contribuenti erano totalmente ignari. Una vera e propria pioggia di cartelle, con importi a dir poco altisonanti, ha innescato un’ondata di polemiche.
Cartelle esattoriali da record e la legge impone di pagare: si salvi chi può
Le cartelle in questione riguardano imprenditori locali che, a quanto pare, non sapevano di dover versare arretrati della TARI, la tassa sui rifiuti.
Secondo quanto emerso, gli importi richiesti ammontano a decine di migliaia di euro per ciascun imprenditore coinvolto, e si riferiscono a arretrati a partire dal 2021.
Nel dettaglio, le cartelle si riferiscono alla TARI dovuta per le aree scoperte delle attività imprenditoriali, spesso escluse dalle dichiarazioni originarie. Molti degli interessati, infatti, avevano regolarmente versato la TARI per le aree coperte, come da prassi, senza sapere che anche le superfici scoperte fossero soggette alla tassa.
E come è noto, in tutta Italia la TARI viene calcolata anche in base alla dimensione complessiva dell’immobile, comprese le pertinenze non coperte.
La legge è severa: in alcuni casi non resta che pagare
Generalmente, sia per le attività commerciali che per le utenze domestiche, la TARI viene calcolata sulla base di parametri oggettivi, come la superficie e il numero di occupanti (nel caso delle famiglie).
Il contribuente deve presentare una dichiarazione al Comune, sulla base della quale viene calcolata la tariffa. Successivamente, l’ente comunale provvede con controlli e verifiche, determinando l’importo da versare ogni anno.
Si tratta, quindi, di una tassa non autoliquidata, a differenza dell’IMU. È il Comune a inviare i bollettini precompilati al domicilio dei contribuenti, sia famiglie che aziende.
Nel caso di Gussola, il concessionario per la riscossione incaricato dal Comune ha effettuato controlli approfonditi, rilevando che le dichiarazioni degli imprenditori erano incomplete. In particolare, risultavano non dichiarate le aree scoperte di pertinenza degli immobili aziendali.
Risultato? Superficie complessiva aumentata e, di conseguenza, maggiore importo da versare, anche in riferimento agli anni passati. Da qui l’origine delle cartelle esattoriali con richieste di importi elevatissimi.
Ecco perché, sulle cartelle esattoriali, poco importa che abbiano importi record
Fortunatamente, la retroattività delle richieste è limitata a quanto previsto dalla legge: massimo cinque anni. Se si fosse andati oltre, il danno economico sarebbe stato ancora più grave.
Tuttavia, molti imprenditori locali si trovano ora a dover versare la differenza della TARI per le aree non dichiarate, con l’aggiunta di sanzioni e interessi per il ritardato pagamento.
Dai resoconti di quotidiani e siti d’informazione locale, emerge che ci sono pochi margini di manovra. L’unica strada percorribile è pagare, magari cercando di ottenere una rateizzazione o uno sconto, anche se non è affatto facile.
Poco importa che il Comune non abbia effettuato controlli tempestivi sulle dichiarazioni o che siano trascorsi anni prima dell’invio delle cartelle: la legge è chiara e le aree scoperte devono essere comunque dichiarate e tassate.
Allo stesso modo, non cambia molto il fatto che il Comune invii direttamente i bollettini. Fino a eventuali controlli, tutto si basa sulle autodichiarazioni dei contribuenti, presenti nella banca dati comunale.