La catena di fast food Burgez ha annunciato la chiusura di cinque punti vendita in Italia, sollevando preoccupazioni sul destino dei lavoratori coinvolti e facendo emergere nuove riflessioni sul mercato della ristorazione rapida. Fondata con l’ambizione di diventare l’anti-McDonald’s, Burgez ha saputo ritagliarsi uno spazio riconoscibile grazie a un marketing aggressivo e un tono comunicativo provocatorio. Tuttavia, la recente decisione di ridimensionarsi rappresenta un cambio di strategia significativo che apre interrogativi sulle difficoltà del settore.
Burgez, le sedi chiuse e i motivi del ridimensionamento
Le cinque sedi che abbassano le saracinesche si trovano a Bergamo, Brescia, Firenze, Padova e Parma.
Si tratta di città dove Burgez aveva avviato una rapida espansione, puntando a una diffusione capillare su scala nazionale. L’azienda ha spiegato che la chiusura è legata a ragioni economiche e organizzative, con l’obiettivo di rafforzare il presidio nei mercati più solidi e redditizi.
Questo non significa l’abbandono del mercato, ma piuttosto una rifocalizzazione su piazze considerate più promettenti. In particolare, la catena intende concentrare gli sforzi su Milano, Roma, Bologna e Monza, città in cui il marchio gode di maggiore notorietà e un flusso costante di clientela.
Una delle principali preoccupazioni riguarda ovviamente i lavoratori coinvolti nelle chiusure. Burgez ha dichiarato di voler offrire a tutti la possibilità di essere ricollocati in altre sedi ancora operative. La proposta, seppur apprezzabile, lascia aperti alcuni interrogativi pratici, soprattutto per chi non può permettersi un trasferimento in un’altra città.
La questione lavorativa è tutt’altro che secondaria, considerando che una delle caratteristiche distintive di Burgez era anche la sua comunicazione diretta con i dipendenti.
L’azienda si è spesso vantata di condizioni di lavoro migliori rispetto alla media del settore, con una formazione interna e possibilità di crescita. Ora però sarà fondamentale verificare se questi valori verranno mantenuti in un momento delicato come questo.
Burgez, un cambio di rotta nel modello di business?
La decisione di chiudere cinque sedi sembra segnare un ridimensionamento del sogno di scalata nazionale che aveva accompagnato Burgez sin dagli esordi. La catena, conosciuta anche per la sua comunicazione sopra le righe e provocatoria, ha sempre voluto posizionarsi come un’alternativa “punk” ai grandi colossi del fast food. Tuttavia, la sostenibilità economica si dimostra, ancora una volta, il vero banco di prova per qualunque modello imprenditoriale.
Burgez punta ora su un modello più concentrato e gestibile, dove presidiare con efficacia le grandi città invece che diffondersi capillarmente. Non è escluso che questa strategia possa rappresentare una scelta vincente in un mercato sempre più competitivo, dove resistere ai grandi brand richiede risorse, visibilità e capacità di fidelizzazione.
Il futuro della catena e l’impatto sul settore
Il ridimensionamento di Burgez arriva in un momento in cui l’intero comparto della ristorazione affronta sfide importanti, tra aumenti dei costi, incertezza dei consumi e trasformazioni delle abitudini alimentari. Le difficoltà vissute da una realtà emergente come Burgez segnalano quanto sia complesso costruire un modello alternativo credibile e duraturo.
Resta da vedere se il marchio riuscirà a rilanciarsi nelle piazze più forti e consolidare la propria identità. Nel frattempo, l’attenzione resta puntata sulla gestione dei lavoratori coinvolti e sulla capacità dell’azienda di tenere fede agli impegni presi, salvaguardando i posti di lavoro e mantenendo alto lo standard qualitativo che aveva contraddistinto il progetto.
Riassumendo.
- Burgez chiude cinque sedi a Bergamo, Brescia, Firenze, Padova e Parma.
- L’azienda promette di ricollocare i dipendenti nelle altre sedi attive.
- Si punta ora su una strategia più mirata in città come Milano, Roma e Bologna.


