L’ultima emissione risale a poche settimane fa ed è stata un buon successo di ordini. I BTp Italia sono titoli di stato indicizzati all’inflazione italiana e per questo tutelano il potere di acquisto nelle fasi di instabilità dei prezzi al consumo. Il dato provvisorio dell’ISTAT per giugno ci dice che questi sono aumentati dell’1,7% su base annua e dello 0,2% rispetto a maggio. Trattasi di valori inferiori alla media dell’Eurozona, che sempre a giugno ha visto crescere i prezzi del 2%.
Quali aspettative d’inflazione?
Guardando a questi dati, verrebbe da pensare che i BTp Italia non sarebbero l’investimento del momento per via del rischio inflazione rientrato dopo anni turbolenti. In realtà, chi investe in questi titoli si riguarda dall’inflazione futura, che può divergere anche notevolmente dai tassi attuali.
Come facciamo a misurare le aspettative d’inflazione? Il mercato ci dà una mano dal confronto tra i rendimenti offerti dai bond indicizzati e i rendimenti dei bond con cedola fissa, aventi simili scadenze.
Analisi dei rendimenti da 3 a 7 anni
Noi abbiamo effettuato tale confronto con riferimento a tre BTp Italia, al fine di verificare quali siano le previsioni del mercato sull’inflazione italiana per il medio-lungo periodo. Iniziamo dal BTp Italia novembre 2028 (ISIN: IT0005517195). Ad una quotazione di circa 101,50 offre un rendimento reale, cioè al netto dell’inflazione, intorno all’1%. Il bond del Tesoro con simile scadenza e cedola fissa offre all’incirca il 2,20%. Ne consegue che l’inflazione italiana attesa per i prossimi tre anni sia in media dell’1,20%.
E passiamo al BTp Italia giugno 2030 (ISIN: IT0005497000), che sabato scorso ha proceduto al pagamento della cedola semestrale.
Presenta una quotazione di mercato sopra 100,80 per un rendimento reale in area 1,40%. Il bond con cedola fissa si aggira a poco meno del 2,70%. In questo caso, la differenza risulta dell’1,25% e sarebbe l’inflazione media attesa per i prossimi cinque anni.
Infine, il BTp Italia giugno 2032 (ISIN: IT0005648255), che è l’ultima emissione della serie e la scadenza più longeva attualmente negoziabile sul secondario. Tratta già a circa 100,80, pari a un rendimento reale di poco superiore all’1,70%. Per la medesima scadenza il bond con cedola fissa offre attorno al 3,05%. In questo caso, la differenza supera di poco l’1,30% e questo sarebbe il tasso medio d’inflazione atteso per i prossimi sette anni.
BTp Italia interessanti anche con bassa inflazione
La breve disamina sui BTp Italia ci porta a dedurre che l’inflazione domestica è scontata a livelli medio-bassi anche per il medio-lungo periodo. In teoria, ciò non costituirebbe di certo un invito ad investire negli indicizzati. Ma la stessa Banca Centrale Europea ha dichiarato ieri, in considerazione della revisione strategica della sua politica monetaria, che il livello di incertezza sull’inflazione appare “elevato” in futuro tra dazi e tensioni geopolitiche. Il periodo post-Covid ha dimostrato quanto possano essere imprevedibili determinante dinamiche, specie se scaturite da eventi non economici come la pandemia.
Tenere una quota di indicizzati nel portafoglio obbligazionario non è mai sbagliato.