Boom dell’oro senza fine? Ecco perché per la soglia dei 3.000 dollari sarebbe questione di mesi

Il boom dell'oro appare incessante e adesso per raggiungere la soglia dei 3.000 dollari l'oncia sarebbe questione di mesi.
3 mesi fa
2 minuti di lettura
Boom della tassazione sull'oro
Lingotti a peso d'oro @ Diritti di Investireoggi.it

Se vi dicessimo che c’è un investimento che ha reso circa il 70% in 5 anni, il 110% in 10 anni e il 490% in 20 anni? Pensereste a qualche asset rischioso, magari un titolo azionario della Silicon Valley. Invece, parliamo del boom dell’oro. Il metallo giallo non smette di correre. L’ultimo, ennesimo record risale al 26 agosto scorso quando la quotazione internazionale ha superato i 2.525 dollari per un’oncia. Per diverse ragioni aumenta tra gli analisti la sensazione che possano toccarsi i 3.000 dollari entro la fine dell’anno.

Servirebbe un’ulteriore crescita delle quotazioni del 20%. Sembra tanto, ma stiamo parlando di un asset che ha messo a segno dall’inizio del 2024 un progresso di oltre il 20%.

Boom oro trainato da banche centrali

Ed è il rapporto tra domanda e offerta a spiegare il boom dell’oro. Nei primi sei mesi dell’anno le banche centrali hanno acquistato un quantitativo record di 483 tonnellate. Il precedente massimo storico era stato toccato nel primo semestre dello scorso anno a 460 tonnellate. Ad avere accresciuto maggiormente le riserve auree sono stati gli istituti di Polonia (+18,68 tonnellate), India (+18,67) e Turchia (+14,63).

Fuga da dollaro? Non così presto

Questi dati vanno presi con le pinze. Grossi istituti come la Banca Popolare Cinese sono soliti condurre acquisti senza dichiararli tempestivamente. Nei quattro mesi ad agosto, ad esempio, Pechino risulta non avere acquistato neanche un lingotto. Probabile che non sia così, cioè che la domanda di metallo tra le banche centrali sia superiore a quella che emerge dai documenti ufficiali. E perché comprano, alimentando il boom dell’oro? Si definisce “diversificazione”. Da cosa? Dal dollaro Usa.

Da anni si parla di “dedollarizzazione”, vale a dire la volontà di molti stati, Cina e Russia in testa, di sganciarsi dal biglietto verde sul piano commerciale e finanziario. L’operazione ad oggi risulta grosso modo inattuabile per assenza di alternative.

Vero è, però, che l’oro starebbe già rappresentando un buon sostituto dei dollari tra le riserve. Un modo per acquisire credibilità agli occhi del mondo senza rimetterci dal punto di vista della stabilità finanziaria.

Taglio dei tassi foraggia il metallo

Il boom dell’oro non si spiega solo con le tensioni geopolitiche in corso. La Federal Reserve si accinge questo mese a tagliare i tassi di interesse. La Banca Centrale Europea ha iniziato a farlo e domani con ogni probabilità comunicherà il bis. Tassi più bassi in prospettiva segnalano minore concorrenza al metallo da parte di asset come le obbligazioni. I rendimenti stanno effettivamente diminuendo e ciò avvantaggia il bene rifugio per eccellenza, essendo un asset senza cedola.

Il taglio dei tassi comporta un indebolimento del dollaro, che già perde più del 4% in media contro le altre valute mondiali dai massimi di fine aprile scorso. Un cambio più debole rende più vantaggioso l’acquisto di oro fuori dagli Stati Uniti, poiché denominato nella valuta americana. A ciò aggiungiamo che l’allentamento monetario consegue non soltanto al rallentamento dell’inflazione, ma anche al rischio di recessione negli Stati Uniti e alla congiuntura quasi stagnante in Europa. Ciliegina sulla torta: le tensioni tra Occidente e Asia.

Boom oro tendenza di lungo periodo

Il boom dell’oro non è isolato. L’argento segna un rialzo quest’anno sopra il 19% e mostra un grosso potenziale, guardando al “gold-silver ratio” nell’ultimo ventennio. A parte tutto, infine, c’è uno spettro ineludibile che si aggira tra le case d’investimento di tutto il mondo: il debito americano. Washington presenta squilibri fiscali sempre meno sostenibili. Le elezioni presidenziali di novembre non punteranno a risolvere il problema, dato che i due contendenti per la Casa Bianca escludono politiche di austerità e sfoggiano misure espansive tra aumenti di spesa e tagli delle tasse.

Fino a quando potrà la superpotenza continuare ad ignorare le leggi del mercato? In attesa di risposta, c’è chi da tempo cerca di mettere in salvo i capitali.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

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