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Oggi: 05 Dic, 2025

Bonus pensioni: perché l’incentivo Giorgetti è diverso (e più conveniente) dei precedenti

Perché l'incentivo al posticipo del pensionamento, cosiddetto Bonus Giorgetti, è diverso e più conveniente dei precedenti? Facciamo chiarezza!
5 mesi fa
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Pensione prima.
Foto © Pixabay

Il cosiddetto bonus Giorgetti sulle pensioni è davvero conveniente? Come canta Gianluca Grignani con il brano Falco a metà: “Il falco va senza catene, fugge agli sguardi, sa che conviene e indifferente sorvola già tutte le accuse, boschi e città. Io che son falco, falco a metà”.

Il desiderio di libertà, di scelta consapevole e non imposta, accomuna indubbiamente molte persone e in particolare coloro vicine alla pensione.

Proprio come il falco, infatti, molti lavoratori oggi si trovano sospesi tra il dovere e la possibilità di spiccare il volo verso una nuova fase della vita. Ed è qui che entra in gioco il bonus Giorgetti, un incentivo che cambia le regole del gioco rispetto al passato.

Ma come funziona e, soprattutto, è davvero conveniente? Entriamo nei dettagli e cerchiamo di fare chiarezza in merito!

Bonus pensioni: perché l’incentivo Giorgetti è diverso (e più conveniente) dei precedenti

Con l’obiettivo di trattenere i lavoratori e scoraggiare i pensionamenti anticipati, il Governo ha introdotto una misura che trasforma i contributi pensionistici in un bonus netto in busta paga, esente da tassazione Irpef. Si tratta, appunto, del bonus Giorgetti, un’opportunità che, rispetto agli incentivi precedenti, si distingue per convenienza fiscale, platea potenzialmente più ampia e semplicità di accesso.

Entrando nei dettagli è un incentivo destinato ai lavoratori del settore pubblico e privato che, pur maturando i requisiti per la pensione anticipata entro il 31 dicembre 2025, decidono di restare in servizio. La misura, infatti, nasce con l’obiettivo di trattenere forza lavoro e rallentare l’uscita di massa di personale in un contesto segnato dall’invecchiamento demografico. In cambio chi sceglie di rimanere in servizio riceve un vantaggio economico diretto e immediato.

Ma cosa rende questo bonus diverso e più vantaggioso rispetto al passato?

Ebbene, la vera novità risiede nella natura esentasse del beneficio. I lavoratori che aderiscono riceveranno direttamente in busta paga l’equivalente dei contributi previdenziali a loro carico, ovvero circa il 9,19% della retribuzione imponibile, che normalmente verrebbero versati all’Inps. A differenza delle versioni precedenti, come quella prevista nel 2024, l’importo non sarà soggetto a Irpef, comportando un aumento effettivo del netto mensile. Dal punto di vista pratico, inoltre, interesserà sapere che il bonus sarà visibile sul cedolino da settembre 2025 per i dipendenti del settore privato e da novembre per quelli del pubblico impiego.

Bonus Giorgetti e sostenibilità del welfare: una misura ponte per il futuro

Il bonus Giorgetti trae ispirazione dal Bonus Maroni, introdotto nel 2004 con l’intento di incentivare la permanenza in servizio dei lavoratori già pensionabili con un premio economico. Tuttavia, rispetto al passato, la versione attuale risulta più vantaggiosa, grazie alla defiscalizzazione totale. Ad averne diritto sono coloro che hanno raggiunto i requisiti per la pensione anticipata flessibile, ovvero 62 anni d’età e 41 anni di contributi.

Ne possono beneficiare anche i soggetti che hanno maturato i requisiti per la pensione ordinaria. Quest’ultima richiede 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. La domanda va presentata direttamente all’Inps e, secondo le stime, circa 7 mila lavoratori potrebbero beneficiarne nel 2025.

Come ogni incentivo, anche questo comporta una scelta ben ponderata. Questo perché ha degli effetti sui trattamenti pensionistici. Entrando nei dettagli, come si evince dalla circolare numero 102 del 16 giugno 2025:

“Si precisa che la fruizione del beneficio in esame non modifica la determinazione dell’importo delle quote di pensione calcolate con il sistema retributivo, le quali sono determinate sulla base della retribuzione pensionabile, in applicazione delle disposizioni normative vigenti per la gestione pensionistica a carico della quale è liquidato il relativo trattamento pensionistico. Con riferimento, invece, alla quota di pensione contributiva, l’esonero produce effetti sul montante contributivo individuale che viene determinato applicando alla base imponibile, per i periodi interessati dall’incentivo, l’aliquota di computo nella percentuale prevista a carico del datore di lavoro”.

In un contesto segnato dal calo demografico, dall’invecchiamento della popolazione attiva e da una produttività stagnante, misure come questa si rivelano strumenti utili per mantenere competenze nel sistema produttivo e ritardare l’impatto del ricambio generazionale. Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, è bene sapere, nei prossimi 5 anni l’Italia potrebbe perdere circa 700 mila lavoratori.

Un blocco improvviso della forza lavoro potrebbe mettere quindi in crisi non solo il sistema pensionistico, ma anche quello sanitario e assistenziale. Incentivare la permanenza al lavoro è, pertanto, parte di una strategia più ampia per garantire la sostenibilità del welfare.

Veronica Caliandro

In InvestireOggi.it dal 2022 si occupa di articoli e approfondimenti nella sezione Fisco. E’ Giornalista pubblicista.
Laureata in Economia Aziendale, collabora con numerose riviste anche su argomenti di economia e attualità. Ha lavorato nel settore del marketing e della comunicazione diretta, svolgendo anche attività di tutoraggio.

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