Bond in pesos argentini, cedola fissata al 29,50% per la scadenza a 5 anni con opzione dopo 2

Bonte 2030, il primo bond in pesos che l'Argentina ha emesso sul mercato internazionale dopo quasi un decennio, offre un tasso del 29,50%.
4 settimane fa
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Bond in pesos con cedola 29,50%
Bond in pesos con cedola 29,50% © Licenza Creative Commons

E’ stata a suo modo una data storica per l’Argentina quella di ieri, essendo lo stato sudamericano stato capace di emettere il primo bond in pesos sui mercati internazionali dopo quasi un decennio. L’acquisto è avvenuto in dollari, anche se i pagamenti di cedole e capitale saranno in valuta locale. L’operazione era stata annunciata per un controvalore di 1 miliardo di dollari. Il governo aveva così risposto alla richiesta del Fondo Monetario Internazionale di aumentare le riserve nette a -2,53 miliardi entro il 13 giugno. Gli occhi erano tutti puntati sul buon esito o meno. Sono arrivate 146 ordini da altrettanti investitori istituzionali e per un controvalore di 1.940 miliardi di pesos, quasi 1,7 miliardi di dollari.

Le assegnazioni sono state di poco superiori all’importo annunciato.

Maxi-cedola quasi al 30%

Il bond in pesos dell’Argentina, chiamato Bonte 2030, ha durata di 5 anni, arrivando a scadenza il 30 maggio del 2030. Ma offre un’opzione put agli obbligazionisti, grazie alla quale potranno reclamare il rimborso anticipato al 27 maggio del 2027, prima che inizi la campagna per le prossime elezioni presidenziali. Restava un solo dato per capire l’appetibilità dell’emissione: il tasso di interesse. Al termine dell’operazione, è stato fissato al 29,50% annuo. Si tratta di un valore superiore alle previsioni, che puntavano ad un tasso compreso tra il 20% e il 25%.

Dunque, il bond in pesos ha attirato ordini superiori all’importo offerto, anche se ciò è avvenuto a caro prezzo per Buenos Aires. L’iniziativa segna una svolta nella politica di gestione del debito in Argentina dopo anni di esclusione dai mercati finanziari. Allo stesso tempo, segnala che i dubbi degli investitori riguardo alla stabilità del cambio e dei prezzi al consumo non sono svaniti del tutto.

Il principale timore riguarderebbe proprio il cambio, che dopo la liberalizzazione di aprile è rimasto molto al di sotto del cap di 1.400 pesos contro il dollaro.

Bond in pesos, fiducia in cerca di conferme

In effetti, il regolamento del bond in pesos avverrà ad un tasso di cambio di 1.156, quello vigente alla vigilia dell’emissione. Il governo del presidente Javier Milei vuole far emergere i risparmi in dollari nascosti “sotto il materasso”, così da renderli utili per l’economia argentina. Tra le iniziative allo studio, una sorta di amnistia che sani gli illeciti del passato, quand’anche i proventi dichiarati fossero frutto di reati. Con inflazione mensile sotto il 3%, bilancio in pareggio, Pil in crescita verso il 5% o anche oltre e cambio stabile, quella di ieri è stata la prima operazione tesa a testare l’umore del mercato anche all’infuori dei confini nazionali.

I risultati dicono che la fiducia è tornata, ma servono conferme sul piano dei dati macro per rafforzarla. Non sarebbe del resto la prima volta che gli investitori esteri rimangono scottati da Buenos Aires. Nel 2017 portarono entusiasti i loro capitali per l’acquisto del bond a 100 anni in dollari, un fatto mai avvenuto prima per un emittente con rating “junk”. L’anno dopo, l’Argentina sprofondava nuovamente nella crisi finanziaria e nel 2020 avrebbe dichiarato il nono default della sua storia.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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