Bond in sterline al 5,35% di Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo ha emesso un bond in sterline con cedola annuale del 5,35%. Vediamo pro e contro dell'obbligazione.
2 anni fa
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Obbligazioni di Intesa Sanpaolo in dollari e sterline
Obbligazioni di Intesa Sanpaolo in dollari e sterline © Licenza Creative Commons

In settimana, Intesa Sanpaolo ha annunciato il collocamento di altri due bond, di cui uno con cedola 6,05% denominato in dollari e della durata di tre anni (ISIN: XS2551322451) e l’altro in sterline con cedola 5,35% della durata di due anni (ISIN: XS2551345312). In entrambi i casi, le cedole sono corrisposte su base semestrale e la negoziazione avverrà sul MoT e su EuroTLX di Borsa Italiana.

Nel comunicato, la banca non chiarisce l’ammontare delle due tranche appena emesse. E questa è una pecca per le ragioni che vedremo.

Anzitutto, notiamo che sia il bond in dollari e sia il bond in sterline offrono cedole altissime, in relazione alla rispettiva durata. Per quanto un confronto diretto con i titoli di stato italiani non sia corretto, il BTp a 2 anni offre intorno al 2,80% e il BTp a 3 anni meno del 3,20%.

Ed è evidente che ci troviamo dinnanzi a un’emissione mediamente rischiosa. Non è certo il rating il problema, essendo l’emittente “investment grade” per le agenzie di valutazione internazionali. Il vero rischio è di cambio. Non possiamo sapere con certezza come si evolveranno la sterlina e il dollaro contro l’euro nei prossimi anni. Questo è il problema di acquistare obbligazioni in valuta.

Rischi e opportunità del bond in sterline

Concentriamoci sul bond in sterline. La valuta di Sua Maestà è stata parecchio bistrattata negli ultimi mesi. Sta risalendo la china dopo essere crollata ai minimi storici contro il dollaro. A Londra si è scatenato il caos finanziario a seguito della legge di Bilancio che era stata presentata dall’ex governo Truss, dimessosi in tempi record. La situazione sta piano piano migliorando, ma l’outlook resta gravato dallo spettro della recessione dell’economia britannica.

Nell’ultimo anno, la sterlina ha perso poco più dell’1% contro l’euro. Rispetto a una media storica di 0,80 negli ultimi venti anni, il tasso di cambio si attesta ora a 0,87.

In altre parole, la sterlina è relativamente debole. Se continuasse a indebolirsi, il bond in sterline ci renderebbe meno di quanto lasci intendere la cedola. Potrebbe finanche azzerare i guadagni e infliggere perdite all’obbligazionista, intaccando il valore effettivo del capitale.

Viceversa, il bond in sterline offrirebbe un rendimento ancora più alto se entro la scadenza o alla data di disinvestimento il cambio si evolvesse sfavorevolmente all’euro. Infine, c’è il rischio liquidità. Se l’importo emesso fosse molto ridotto, gli scambi sul mercato secondario sarebbero bassi. Ciò porterebbe a oscillazioni di prezzo più ampie del normale e a una distanza relativamente elevata tra prezzi offerti dalla domanda e prezzi richiesti dall’offerta.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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