Anche i bond giapponesi pagano la svolta europea sul riarmo: rendimenti top dal 2008

I bond giapponesi vedono salire i rendimenti a 10 anni ai massimi dal 2008 sulla svolta europea in favore del riarmo, ma anche altro.
1 settimana fa
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Rendimenti dei bond giapponesi ai massimi dal 2008
Rendimenti dei bond giapponesi ai massimi dal 2008 © Licenza Creative Commons

I rendimenti dei bond giapponesi a 10 anni sono schizzati ieri all’1,53%, il livello più alto dal lontano 2008. E dire che la Banca del Giappone ha fissato da tempo un limite di tolleranza dell’1% per questa scadenza, oltre il quale teoricamente dovrebbe intervenire sul mercato obbligazionario a sostegno dei titoli del debito nipponico. Ma l’istituto segnala apertamente sotto il governatore Kazuo Ueda di voler fare agire più liberamente le forze della domanda e dell’offerta, un modo indiretto per restringere le condizioni monetarie senza alzare esplicitamente i tassi di interesse.

Yen in rialzo contro dollaro

Ad ogni modo, i rendimenti dei bond giapponesi hanno infranto stabilmente la soglia dell’1% con la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane nel novembre scorso. Il “sell-off”, come si definisce in gergo l’ondata di vendite ai danni di un asset finanziario, ha coinciso con il boom dei rendimenti tedeschi.

Ha grosso modo a che vedere con il riarmo europeo annunciato da Bruxelles e questa volta invocato da Berlino a debito.

I rendimenti obbligazionari sono legati tra loro nel mondo. Se gli uni salgono, gli altri seguono, altrimenti a farne le spese sarebbero i tassi di cambio dei secondi. Invece, c’è da dire che la fase di debolezza estrema dello yen sembra alle spalle. Il ministro delle Finanze, Katsunobu Kato, ha notato “rapidi movimenti unilaterali” che dallo scorso dicembre stanno rafforzando il cambio del Giappone e che stanno allarmando il governo di Tokyo. Nel Sol Levante è proprio il Ministero delle Finanze ad ordinare eventualmente alla banca centrale di intervenire a sostegno dello yen.

Inflazione e riarmo anche a Tokyo

Dai minimi di inizio anno, il cambio guadagna quasi il 7% contro il dollaro. Evidentemente, molti capitali stanno rimpatriando dopo essere stati disinvestiti principalmente negli Stati Uniti, colpendo così gli indici tecnologici di New York. Tuttavia, non stanno affatto premiando i bond giapponesi, i quali continuano al contrario a deprezzarsi e a rendere sempre di più. Non ci sono dietro solamente fattori esterni. L’inflazione a gennaio è salita al 4%, dato massimo da gennaio 2023. La banca centrale ha già alzato i tassi per 3 volte, portandoli finora allo 0,50% e ai massimi dal 2008. Le previsioni sono per altri due tagli entro un anno.

Possono sembrare piccole variazioni rispetto al trend globale, ma per un’economia abituata per lunghi anni ai tassi negativi si tratta di un cambio di impostazione quasi rivoluzionario. E sta avvenendo in controtendenza rispetto a tutte le altre grandi economie mondiali, che dopo avere implementato la stretta monetaria stanno tagliando i tassi. Ma i rendimenti dei bond giapponesi salgono anche per un altro motivo. Sebbene il Giappone non faccia parte della NATO, di fatto è un alleato militare strategico degli Stati Uniti. Gli analisti credono che anche il governo di Tokyo dovrà aumentare il suo budget per la difesa. Pur già in crescita, resta attualmente sotto l’1,2% del Pil.

Bond giapponesi test per alto debito

Il Giappone ha un enorme problema di debito pubblico, intorno al 255% del Pil.

Per questo la banca centrale si mostra molto cauta nell’alzare i tassi. Piccole variazioni finirebbero per fare esplodere la spesa per interessi. D’altra parte, i bond giapponesi sono per circa la metà detenuti proprio dall’istituto. In ogni caso, i rendimenti vengono lasciati liberi di salire parzialmente per evitare che le negoziazioni sul mercato si prosciughino e che l’asset resti solamente nei bilanci delle entità statali. In più, ciò serve anche a sostenere la ripresa dello yen, attirando capitali dall’estero. A sua volta, un modo per placare l’inflazione.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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