Sono arrivate a superare i 56 euro le azioni Unicredit, che quest’anno guadagnano poco meno del 46% e si portano ai massimi dal gennaio del 2011.. Il titolo è in rialzo oggi dopo la presentazione dei dati relativi al primo trimestre, nel corso del quale l’utile netto è aumentato dell’8,3% su base annua a 2,77 miliardi di euro. E’ stato il risultato migliore di sempre, trainato dalle commissioni a 2,3 miliardi (+8,2%), mentre il margine di interesse è sceso a 3,5 miliardi. E la trimestrale è stata l’occasione per il CEO Andrea Orcel di segnalare i dubbi circa la prosecuzione dell’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) su Banco BPM.
Essa sarà “riesaminata” alla luce dei nuovi sviluppi di queste settimane.
OPS su Banco BPM sempre meno certa
Nei giorni scorsi, era stata presentata la trimestrale di Piazza Meda. Orcel scommetteva su risultati inferiori alle attese per assistere finalmente a una discesa del prezzo delle azioni. Invece, l’utile netto per l’istituto guidato da Giuseppe Castagna è salito del 37,9% a 511 milioni, mai così alto nella sua storia. E il titolo è balzato sopra 10,30 euro, confermando l’OPS di Unicredit non conveniente. In effetti, il concambio proposto da Orcel è di 0,175 azioni Unicredit per ogni 1 azione Banco BPM portata in adesione. Agli attuali valori di borsa, circa 9,80 euro. In pratica, l’offerta risulta a sconto del 5%.
Ciò spiega perché le adesioni sono state ad oggi scarsissime. Nelle prime due settimane, sono pervenute 12.016 richieste per 180.100 azioni, pari allo 0,011886% dell’intero capitale. Vero è che le adesioni saranno possibili fino al 23 giugno con la possibilità di un’estensione del termine al 30 giugno, ma non sembra che vi sia interesse da parte del mercato.
Tra l’altro, la querelle con il governo va avanti. Nel fine settimana è intervenuto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, secondo cui la Commissione europea non avrebbe titolo per intromettersi sull’uso del “golden power“. “La difesa dell’interesse nazionale spetta all’Italia”, ha commentato.
Azioni Unicredit su per possibile maxi-dividendo
Parole, che sono suonate come un irrigidimento delle posizioni dell’esecutivo riguardo alle condizioni imposte a Unicredit per avallare l’OPS su Banco BPM. Tra queste, l’uscita il prima possibile dalla Russia, che Orcel intende finalizzare entro il primo semestre del 2026. E c’è anche il mancato “sconto danese“ a far crescere i dubbi a Piazza Gae Aulenti. La vigilanza europea non ha concesso a Banco BPM la riduzione del capitale da assorbire a copertura dell’integrazione con Anima, avvenuta nelle settimane scorse tramite Offerta Pubblica di Acquisto (OPA). Ciò rende l’operazione più costosa delle previsioni e riduce per Orcel l’appeal dell’istituto.
Resta il fatto che Unicredit abbia al 31 marzo scorso un capitale in eccesso di 8,5-10 miliardi, considerato il CET1 di riferimento a non meno del 12,5-13%. Denaro che il CEO ha sostenuto di volere impiegare o tramite acquisizioni che aumentino la redditività del capitale o remunerando i possessori delle azioni Unicredit. Sul fronte tedesco, l’affaire Commerzbank si complica. Il nuovo governo del cancelliere Friedrich Merz non sembra disposto ad avallare la scalata italiana dopo il 28% già acquisito. Un doppio flop sarebbe un duro colpo d’immagine per Orcel, anche se il mercato lo sconta con prezzi al rialzo.
Venendo meno le due operazioni in corso, Unicredit conserverebbe intatto il capitale in eccesso e, in ultima istanza, ricorrerebbe alla distribuzione di un maxi-dividendo straordinario agli azionisti.