Via libera ufficiale da parte dell’INPS, con relative istruzioni operative, al bonus in busta paga per quei lavoratori che hanno maturato i requisiti per la pensione ma decidono di non fare domanda di pensionamento. Parliamo del noto aumento di stipendio per chi rinvia l’uscita dal lavoro, scegliendo di richiedere all’INPS il bonus anziché la pensione. In pratica, il lavoratore chiede al proprio datore di lavoro di non versare all’INPS la quota dei contributi a proprio carico, che verrà invece trattenuta in busta paga, aumentando il netto mensile.
Tutto è stato messo nero su bianco dall’INPS attraverso una circolare esplicativa, accompagnata da dichiarazioni del Presidente dell’Istituto, Gabriele Fava.
Chi può accedere al bonus contributivo: i requisiti
I lavoratori dipendenti possono beneficiare di questa misura — spesso chiamata impropriamente “bonus Maroni” — in determinate circostanze. Il nome richiama un vecchio incentivo introdotto dal governo Berlusconi con Roberto Maroni ministro.
Le categorie di lavoratori ammesse al beneficio sono:
- chi ha almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi (requisiti per la quota 103);
- chi ha raggiunto i requisiti per la pensione anticipata ordinaria, ovvero:
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41 anni e 10 mesi di contributi per le donne;
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42 anni e 10 mesi per gli uomini.
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Il bonus non è previsto per altre forme pensionistiche, ma solo per chi ha maturato il diritto alla quota 103 o alla pensione anticipata ordinaria.
Ecco come funziona l’aumento stipendio al posto della pensione secondo la circolare INPS del 16 giugno 2025
Secondo quanto illustrato nella circolare INPS n. 102 del 16 giugno 2025, chi ha raggiunto (o raggiungerà entro il 31 dicembre 2025) i requisiti sopra citati può scegliere di continuare a lavorare beneficiando di un aumento di stipendio netto.
Il meccanismo è semplice: il bonus consiste in uno sgravio parziale dei contributi, che riguarda solo la parte a carico del lavoratore. I contributi a carico del datore di lavoro continuano ad essere versati normalmente, contribuendo così ad aumentare l’importo della futura pensione.
Quindi chi posticipa il pensionamento:
- riceve uno stipendio più alto (grazie al mancato versamento del 9,19%, parte dei consueti contributi previdenziali a carico del dipendente);
- accumula ancora contributi validi ai fini pensionistici;
- può richiedere il bonus con un’apposita domanda da presentare attraverso i canali INPS.
Le parole del Presidente INPS, Gabriele Fava
Il bonus era stato introdotto già nel 2024, ma era limitato alla quota 103. La Legge di Bilancio 2025 ne ha esteso l’applicazione anche alle pensioni anticipate ordinarie.
Il Presidente dell’INPS, Gabriele Fava, ha voluto sottolineare il valore culturale e sociale della misura:
La permanenza dei lavoratori più anziani nel mercato del lavoro non deve essere vista come un ostacolo all’ingresso dei giovani. I dati Eurostat dimostrano che nei Paesi con alta occupazione tra i lavoratori anziani, anche i giovani hanno percentuali di occupazione più alte. È necessario un cambio di mentalità, per favorire l’incontro tra generazioni, obiettivo raggiungibile anche con strumenti di flessibilità.
Le parole del presidente rispondono alle polemiche di chi vede nella misura un ostacolo al ricambio generazionale.
Un’opportunità concreta per chi sceglie di restare in servizio con l’aumento dello stipendio al posto della pensione
Con l’entrata in vigore immediata della circolare del 16 giugno 2025, il bonus stipendiale è ufficialmente operativo. Il lavoratore che ha i requisiti per la pensione può decidere di restare in servizio e ottenere un aumento netto in busta paga.
Un aspetto molto importante riguarda le ricadute fiscali: il bonus non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente, e quindi non incide né sull’IRPEF né sull’ISEE. Questo significa che non riduce l’accesso ad altri bonus o agevolazioni fiscali.
Per richiedere il beneficio, il lavoratore deve non essere titolare di una pensione diretta. L’unica eccezione riguarda l’assegno ordinario di invalidità, che non preclude l’accesso al bonus.
La misura resta valida fino al compimento dei 67 anni, età in cui scatta l’obbligo di pensionamento per vecchiaia. Tuttavia, il lavoratore può in qualsiasi momento interrompere il beneficio, rinunciando al bonus e presentando domanda di pensionamento per quota 103 o per le pensioni anticipate ordinarie.