Assistena domiciliare disabili: la lotta continua, ma il percorso è lungo e ancora molto lontano, lo evidenzia il rapporto “Fuori dall’ospedale, dentro le mura domestiche”.
Assistenza domiciliare per disabili, il rapporto “Fuori dall’ospedale, dentro le mura domestiche – Monitoraggio dei servizi sul territorio” realizzato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, mette in rilievo che c’è ancora molto da fare. Secondo l’indagine l’assistenza domiciliare viene erogata dai distretti monitorati secondo un sistema misto (51%), cioè avvalendosi di cooperative di servizi socio-sanitari e/o società di servizi (76%), associazioni di volontariato (40%), enti religiosi (10%), altro (29%).
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Assistenza domiciliare disabili: un percorso ancora lontano
Per Cittadinanzattiva solo il 41% dei distretti (o delle ASL), che ha esternalizzato i servizi ha interesse a sapere se ci sono aspetti su cui i cittadini non sono soddisfatti: 2 su 5 si impegnano a fare un’analisi quali-quantitativa dei reclami ricevuti dai cittadini sulla qualità dei servizi, ausili e presidi erogati nell’ambito delle cure domiciliari.
L’indagine, ha messo in evidenza come sia per i pazienti sia per il personale addetto all’assistenza ci sia ancora tanto da lavorare.
La maggior parte dei pazienti lamenta che l’assistenza erogata dall’equipe multiprofessionale, a volte, risenta della mancata disponibilità di tempo da parte dello specialista. Anche la conoscenza dei contenuti del Piano Assistenziale individuale definito non viene comunicato, quindi conosciuto, da oltre un familiare su 5, e da piu’ di un paziente su tre.
Inoltre, viene rilevato un dato interessante relativo alle lesioni da decubito e alla gestione del dolore: 2 pazienti su cinque non hanno avuto informazioni su come prevenirle o gestirle a fronte di 1 su 5 che dichiara l’insorgenza delle lesioni dopo l’avvio delle cure domiciliari. Nell’80% dei casi non si è formati a gestire il dolore, e in stessa misura non viene nemmeno misurato e gestito dall’equipe di cura.
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Assistenza telefonica
Se si ha bisogno di parlare con un professionista sanitario in orario diverso da quello della presenza a casa, la reperibilità si concentra nella fascia oraria 7-14 e comincia a ridursi drasticamente dalle 14 in poi.
Un cittadino su due, è costretto ad integrare l’assistenza a spese proprie con una badante, per assicurare l’assistenza di cui ha bisogno.
Più di un cittadino su 10 intervistato sostiene oltre mille euro al mese tra farmaci, integratori alimentari, badante, fisioterapista, materiale sanitario. L’esperienza dei cittadini nei confronti dei professionisti che si recano a casa e’ complessivamente positiva: gli operatori sono descritti molto disponibili e gentili nel 51,5% e sono considerati chiari nelle loro comunicazioni nel 46,3%.
Esiste una certa rotazione tra i sanitari che si recano al domicilio: 2 persone su cinque vivono questi cambi di personale che si reca a casa con un certo disagio; il rapporto di fiducia di chi entra nelle nostre case e’ fondamentale dato che il domicilio e’ uno dei luoghi piu’ intimi e privati che abbiamo. Tra le figure sulle quali i cittadini vorrebbero poter contare, ma che non sono presenti nelle cure domiciliari ricevute, spicca l’Operatore Socio Sanitario con il 31,5%, seguito dal medico specialista con il 25% e dallo psicologo con il 22,8%. Poco conosciuti (0,86%) i terapisti occupazionali. Piu’ di un paziente su cinque ritiene che l’assistenza domiciliare potrebbe essere migliorata con il coinvolgimento nella definizione del piano di assistenza (23,5%), la facilita’ di accesso al servizio (23,3%) e la possibilita’ di scegliere da chi farsi curare/seguire (22,5%).
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Assistenza domiciliare disabili, bisogna aumentare la fisioterapia
Necessario, inoltre, aumentare i minuti dedicati alla fisioterapia, migliorare il grado di tempestività’ nell’attivazione del servizio (1 cittadino su 5 ha atteso oltre 10 giorni e circa il 14% ha incontrato criticità’ nell’attivazione).
Fonte: Superabile Inail