Assegno di Inclusione o Supporto Formazione e Lavoro dopo il licenziamento e dopo la Naspi, ecco come fare

Ecco quando dopo la Naspi il disoccupato cerca di prendere il Supporto Formazione e Lavoro o l'Assegno di Inclusione e cosa succede.
4 settimane fa
3 minuti di lettura
Assegno di Inclusione, ecco cosa rischiano i furbetti a cui l’INPS ha sospeso il sussidio
Foto © Licenza Creative Commons

A prima vista, sembrerebbe che non ci sia alcun legame tra l’Assegno di Inclusione, il licenziamento e la Naspi. L’Assegno di Inclusione è un sussidio contro la povertà, il licenziamento è l’evento che si verifica quando un lavoratore perde involontariamente il proprio impiego. Mentre la Naspi è il principale ammortizzatore sociale per chi perde il lavoro senza colpa.

Il collegamento, tuttavia, può emergere considerando una situazione comune: un lavoratore può perdere il proprio impiego, e questo accade spesso oggi. Successivamente, può richiedere la Naspi.

Ma può richiedere anche l’Assegno di Inclusione o il Supporto Formazione e Lavoro?

“Salve, sono una disoccupata che ha ricevuto l’ultimo mese di Naspi ad agosto. A fine ottobre compirò 60 anni. Posso richiedere l’Assegno di Inclusione? Mi chiedo questo perché, non avendo più la Naspi, sono senza reddito. Tuttavia, il mio ISEE è di 8.000 euro, il che mi sembra superiore alla soglia consentita. Mi potete dire cosa fare per passare dalla Naspi al sussidio?”

La perdita del lavoro e cosa fare dopo aver percepito l’indennità di disoccupazione

Perdere il lavoro involontariamente è una situazione difficile, che solo chi l’ha vissuta può comprendere appieno. Tuttavia, lo Stato italiano prevede tutele per queste situazioni, attraverso l’indennità di disoccupazione erogata dall’INPS. Si tratta della Naspi, la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, introdotta nel 2017 con il Jobs Act di Matteo Renzi.

La Naspi viene erogata per un periodo pari alla metà delle settimane lavorate negli ultimi quattro anni, o alla metà delle settimane che non hanno dato diritto ad altre indennità di disoccupazione precedentemente. Una volta terminata la Naspi, però, non ci sono molte soluzioni alternative se non cercare attivamente un nuovo lavoro e, soprattutto, trovarlo.

Non esistono sussidi diretti che proseguano dopo la fine della Naspi. A meno che non si considerino i due sussidi contro la povertà, che, come vedremo, sono piuttosto complessi da ottenere.

Assegno di Inclusione o Supporto Formazione e Lavoro dopo il licenziamento e la Naspi: ecco come fare

L’Assegno di Inclusione, ad esempio, può essere richiesto anche da chi ha terminato di percepire la Naspi. Tuttavia, questa misura presenta due grandi ostacoli che riducono la possibilità di accedere al sussidio. In primo luogo, l’Assegno di Inclusione non può essere richiesto da chi è considerato “occupabile”.

Si tratta di individui di età compresa tra i 18 e i 59 anni. L’Assegno di Inclusione, infatti, è destinato a persone over 60, minorenni, invalidi, assistiti dai servizi sociali comunali o con responsabilità di cura per familiari piccoli o invalidi. Di conseguenza, un lavoratore che ha terminato di percepire la Naspi difficilmente potrà accedere a questa prestazione, a meno che non rientri in uno di questi gruppi.

Inoltre, per richiedere l’Assegno di Inclusione è necessario un ISEE in corso di validità che si riferisce ai due anni precedenti, sia in termini di patrimonio che di reddito. Chi ha terminato di percepire la Naspi potrebbe trovarsi in una situazione economica migliore nei due anni precedenti, quando era ancora al lavoro o stava ricevendo l’indennità di disoccupazione.

Per questi soggetti, è probabile che il reddito familiare superi i 6.000 euro all’anno (da adeguare in base alla scala di equivalenza familiare) o che l’ISEE superi i 9.360 euro. Superare uno di questi limiti esclude automaticamente l’accesso all’Assegno di Inclusione.

Il Supporto Formazione e Lavoro e le soglie ISEE ancora più basse

Il Supporto Formazione e Lavoro, destinato ai soggetti occupabili esclusi dall’Assegno di Inclusione e di età compresa tra i 18 e i 59 anni, presenta un limite ISEE ancora più basso, pari a 6.000 euro.

Come detto in precedenza, poiché l’ISEE si basa sui dati patrimoniali e reddituali dei due anni precedenti, il rischio di essere esclusi è elevato.

L’unica soluzione potrebbe essere quella di richiedere l’ISEE corrente, una versione più aggiornata che riflette meglio la situazione attuale del contribuente, meno legata ai redditi passati.

Chi ha subito una riduzione del reddito o del patrimonio negli ultimi tempi (e chi ha perso la Naspi lo ha sicuramente fatto) può richiedere l’ISEE corrente, che potrebbe consentire di rientrare nei parametri ISEE necessari per accedere a una delle due misure. Se il disoccupato rientra tra i destinatari dell’Assegno di Inclusione, potrà ottenerlo.

Se, invece, non ha ancora compiuto 60 anni, non è minorenne, non ha carichi di cura, non è invalido e non è seguito dai servizi sociali comunali, potrà richiedere il Supporto Formazione e Lavoro. È importante ricordare che l’ISEE corrente ha validità di 6 mesi. E deve essere rinnovato periodicamente. Altrimenti, l’INPS prenderà nuovamente a riferimento l’ISEE ordinario, che, come detto, potrebbe essere più elevato.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

sanzioni fiscali
Articolo precedente

Sanzioni fiscali: cosa sono e come evitarle

pensioni
Articolo seguente

Le pensioni anticipate 2025, come si uscirà dal lavoro e con quali misure