L’America perde la tripla A e scende per la prima volta dal piedistallo

L'America perde il rating tripla A e per la prima volta nella sua storia il suo debito non gode del massimo giudizio di almeno un'agenzia.
4 settimane fa
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Niente più rating tripla A all'America
Niente più rating tripla A all'America © Licenza Creative Commons

Non è stata una doccia fredda, ma pur sempre sconvolgente il comunicato di Moody’s di venerdì scorso con cui annunciava il declassamento del debito pubblico americano dal rating tripla A ad Aa1. Ed è così che per la prima volta nella sua storia l’America non è più considerata un emittente massimamente sicuro. Secondo l’istituto,

diverse amministrazioni e Congressi non sono stati capaci di trovare un accordo per invertire la tendenza sul deficit.

Bessent accusa Biden

L’amministrazione Trump non l’ha presa bene. Steven Cheung, direttore della comunicazione della Casa Bianca, ha preso di mira l’economista di Moody’s Mark Zandi, notando che egli sia un anti-trumpiano dal 2016 e già consigliere di Barack Obama.

Va detto, però, che l’uomo non si occuperebbe direttamente di rating all’interno dell’istituto per cui lavora.

Scende in campo anche Scott Bessent, segretario al Tesoro, per precisare che la perdita della tripla A non si deve all’attuale gestione dei conti pubblici. Essa sarebbe conseguenza dell’eredità disastrosa dell’amministrazione Biden. Ed è senz’altro vero che i conti pubblici nei passati 4 anni siano profondamente peggiorati. Basti pensare che in un anno di pur buona crescita dell’economia americana, il deficit nel 2024 ha sfiorato il 7% del Pil.

Tripla A persa già nel 2011

C’è anche da dire, però, che sempre Moody’s non vede positivamente neanche la gestione fiscale di Trump. In effetti, nota che il taglio delle tasse sul quale è in corso una trattativa con il Congresso, sarebbe finanziato parzialmente in deficit. Entro un decennio, stima, il debito salirebbe di ulteriori 3.300 miliardi.

E già oggi si attesta a 37.000 miliardi, qualcosa come più del 120% del Pil. C’è una tendenza a ricorrere al debito per finanziare i programmi elettorali di entrambi gli schieramenti e questo sta facendo vacillare la fiducia sui Treasuries.

Attenzione, perché il declassamento di Moody’s non è un fatto inedito. Erano i primi di agosto del 2011 quando S&P annunciò di avere privato il debito USA della tripla A. Fu un fatto storico, la prima volta per Washington. Nell’agosto del 2023, invece, era stata la volta di Fitch. Dunque, ci sono state ad oggi due bocciature sotto altrettante amministrazioni democratiche e una sotto un’amministrazione repubblicana.

Rendimenti USA in rialzo oggi

Non c’è stata alcuna reazione catastrofica sui mercati. Il Treasury a 10 anni offre al momento un rendimento del 4,51%, +0,07% rispetto alla seduta precedente. In rialzo dello 0,10% al 5% il rendimento decennale. Le vendite ci sono, ma apparentemente non in misura ampia. C’è da considerare, però, il possibile intervento della Federal Reserve per placare gli animi. Come detto, gli investitori sapevano benissimo che sarebbe stata solo una questione di tempo la perdita definitiva della tripla A.

Comunque sia, che l’America non abbia più il massimo giudizio per almeno una delle principali agenzie di rating fa impressione. E’ la caduta degli dei. Quale che siano il pensiero e le ragioni del governo in carica, difficile dare torto a Moody’s. La situazione dei conti pubblici americani è allarmante. Il deficit tende a stagnare sopra il 6% del Pil con un Pil in crescita, figuriamoci quando questi dovesse ripiegare e le entrate fiscali contrarsi. Guarda caso, l’amministrazione Trump ha posto l’accento proprio sui tagli alla spesa federale sin dal suo insediamento di gennaio, affidandoli al Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE) di Elon Musk.

Deficit USA troppo alti

Il problema per l’America è duplice. Da un lato non riesce a tagliare il deficit e a tendere ad un bilancio ordinato, dall’altro il suo disavanzo in valore assoluto è troppo ampio per poter essere coperto dagli investitori stranieri senza problemi. Infatti, gli americani dipendono dai risparmi esterni per finanziare i loro debiti. Ma se questi ultimi crescono in misura esponenziale, diventa ogni anno più difficile per gli altri coprirli. Come abbiamo già notato di recente, un deficit di 2.000 miliardi di dollari può anche essere considerato sostenibile, se rapportato alle dimensioni del Pil USA (circa 30.000 miliardi). Il guaio è che pesa per circa l’1,7% del Pil mondiale ed è una percentuale elevata, tenuto conto che il resto del pianeta abbia anche altri disavanzi da finanziare.

Ad oggi l’equilibrio è stato basato sullo scambio tra esportazioni e debito. Economie come Cina, Giappone ed Europa producono surplus commerciali vendendo merci sul mercato americano. Grazie a tali introiti, riescono a generare quei risparmi necessari per acquistare i titoli del debito americano. In altre parole, la fragile tripla A si era retta finora su un equilibrio molto delicato e che i dazi trumpiani minacciano vistosamente. Basti pensare a cosa accadeva ai Treasuries nelle sedute successive all’annuncio delle tariffe.

Senza tripla A anche dollaro rischia

Come uscirne? I deficit commerciali rendono possibile il finanziamento dei deficit fiscali. Al contempo, i deficit fiscali generano i deficit commerciali con l’aumento dei consumi interni. Serve spezzare tale meccanismo. Come? Risanando i conti pubblici, così da ridurre le importazioni e lo stesso fabbisogno di risparmio estero. Trattasi di misure di medio-lungo periodo alle quali Trump sta preferendo soluzioni di corto respiro e controproducenti come i dazi. Egli stesso sembra consapevole, tuttavia, che ai tagli alla spesa non potrà sfuggire. Non c’è più da difendere la tripla A, ma resta il fatto che lo stesso status del dollaro rischia di vacillare per la fiducia affievolita dei partner mondiali.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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