La notizia è sulle prime pagine di tutte le testate internazionali, perché ha dell’incredibile. Luca de Meo, attuale CEO di Renault, tra poche settimane non farà più parte del mondo dell’automotive. Ha annunciato le dimissioni dalla carica che ricopre da cinque anni per andare a gestire il marchio del lusso francese Kering, che vanta tra i marchi in portafoglio l’italiano Gucci, attualmente in crisi.
de Meo mancato successore di Tavares in Stellantis
A fare scalpore non sono le dimissioni in sé, quanto il fatto che arrivino dopo un lustro brillante sul piano dei risultati. Il gruppo Renault ha chiuso il 2024 con un utile netto di 2,8 miliardi di euro e 2,264 milioni di veicoli venduti.
Di de Meo si era parlato nei mesi scorsi come possibile successore di Carlo Tavares alla guida di Stellantis. Come sappiamo, la scelta è ricaduta su un altro italiano: Antonio Filosa.
Pragmatismo su Green Deal
Secondo motivo dello scalpore: de Meo lascerà l’automotive, dove si è sempre distinto in positivo. Prima in Fiat, rilanciando la 500. E dopo si deve a lui l’integrazione di Seat nel gruppo Volkswagen. Infine, come detto, i brillanti risultati con la casa francese. Perché lascia? Qualcuno ipotizza che voglia mettersi in gioco nella risoluzione di una crisi aziendale su un mercato diverso da quello in cui ha operato e dove guadagnerebbe il doppio rispetto ai 4,5 milioni di euro annui attuali.
E se de Meo semplicemente non credesse più alle potenzialità dell’automotive? L’uomo è stato anche alla presidenza di Acea, l’associazione dei costruttori europei. Quando personaggi come Tavares sproloquiavano sulla necessità di salvaguardare il Green Deal dell’Unione Europea, la posizione dell’italiano era molto più pragmatica.
Egli aveva invitato Bruxelles più volte a confrontarsi con il settore per giungere a soluzioni non ideologiche. Il suo non è mai stato un no alle auto elettriche, bensì la richiesta di politiche razionali.
Concorrenza cinese e burocrazia
Ad oggi si è mosso qualcosa, anche se poco. L’automotive è in crisi in Europa. I prezzi delle quattro ruote salgono e le vendite scendono. Sarà anche un cambiamento culturale in termini di mobilità, ma sta di fatto che fare auto è diventato sempre più problematico nel Vecchio Continente tra normative ambientali soffocanti e costi esplosivi per starvi dietro. La concorrenza cinese è durissima e non ad armi pari, visto che Pechino possiede a differenza nostra le materie prime per produrre.
Un’utilitaria è gravata ormai da incombenze burocratiche uguali a quelle necessarie per costruire un SUV. A dirlo è stato poche settimane fa proprio de Meo nel corso di un’intervista doppia realizzata dal Corriere della Sera insieme a John Elkann, presidente di Stellantis. I due manager hanno reclamato l’abbattimento della burocrazia, che sta pesando sui costi al punto da rendere impossibile offrire soluzioni a costi sostenibile per gran parte delle famiglie. Parole che potrebbero essere viste oggi come il testamento di de Meo prima di dare il suo addio all’automotive.
Luca de Meo svela crisi automotive
Costoso per costoso, meglio buttarsi sul lusso direttamente avrà pensato il manager uscente di Renault. Quando un mercato perde uno dei suoi protagonisti migliori per sua scelta, è il momento di chiedersi se abbia un futuro. L’UE sta uccidendo con l’ideologia un bene che per decenni era parametro fondamentale per misurare la diffusione del benessere tra le liberaldemocrazie. Per capire quanto un’economia fosse sviluppata, spesso si calcolava il numero di telefoni fissi, lavatrici e automobili per ogni 1.000 abitanti. Tempi passati, certo. Ma è progresso se una famiglia non può più permettersi di cambiare l’auto?