Sul TFR da tempo si parla di correttivi e variazioni delle solite modalità di accumulo e di liquidazione. Il motivo sta nel fatto che si prevede di usare a livello previdenziale il TFR, come veicolo per rendere le pensioni più flessibili e più elevate. Passando dal Trattamento di Fine Rapporto quindi si cerca di risolvere anche il problema delle pensioni.
Il TFR che in genere il dipendente lascia all’azienda e finisce all’INPS adesso cambia formula. Stop agli anticipi che si chiedono in genere una volta sola a determinate condizioni e per determinate motivazioni (interventi sanitari a pagamento, acquisto o ristrutturazione casa e così via dicendo).
Di fatto, addio al TFR per i lavoratori. Ma da cosa parte questa nostra considerazione?
Addio al TFR per i lavoratori, tutto cambia adesso
Rendere sostenibile il sistema previdenziale nonostante l’aumento della stima di vita della popolazione vada in direzione opposta e rendere le pensioni più flessibili e più alte, sono obiettivi da centrare ma allo stesso tempo ardui. Servono interventi radicali e magari a che impopolari, ma tant’è che adesso questi interventi iniziano a prendere forma.
L’età media della popolazione in Italia è in crescita. Questo significa che bisogna intervenire sul sistema previdenziale perché alla luce di questo l’INPS corre il rischio di pagare le pensioni per più tempo e alla fine di non riuscire più a pagare.
Anche perché il rapporto tra attivi e passivi in termini di previdenza sociale continua a salire a vantaggio dei secondi. I passivi per l’INPS sono i pensionati, che ricevono il trattamento mese per mese.
Gli attivi per logica sono i lavoratori che mese per mese versano i contributi. L’ideale sarebbe un rapporto alla pari, ma invece sono sempre più i pensionati a libro paga dell’INPS e sempre meno gli occupati che invece versano all’INPS.
Il TFR per sempre all’INPS, addio agli anticipi
Le soluzioni che si adottano sempre quando il rapporto è come dicevamo, spostato così tanto verso i pensionati, è l’aumentare i requisiti per le pensioni e abbassare gli importi dei trattamenti. Nel sistema contributivo questo si materializza sempre per via dell’aspettativa di vita.
Ogni due anni se la vita media degli italiani cresce, le pensioni vengono calcolate con dei coefficienti più bassi e i requisiti per uscire dal lavoro diventano più ardui da completare.
Però va anche detto che per come sta il nostro sistema, pensioni troppo basse e requisiti troppo elevati sono altre problematiche che i legislatori devono risolvere. In parole povere, un vero rebus che prevede soluzioni davvero drastiche. Una di queste sarebbe il restyling della buonuscita, ovvero un autentico addio al TFR per i lavoratori.
Cosa cambia per la buonuscita dei lavoratori adesso
Qualche giorno fa di TFR ha parlato il sottosegretario Claudio Durigon. Uno dei massimi esponenti della Lega ha ribadito il concetto che lasciare all’INPS il TFR all’INPS potrebbe essere una soluzione.
In pratica, all’INPS i soldi che i lavoratori destinano al TFR farebbero comodo. Ed eviterebbero ai legislatori di passare alle solite maniere forti per reperire risorse, ovvero all’aumentare delle tasse o al ridurre sempre di più i trattamenti previdenziali.
Una soluzione per certi versi in controtendenza con un’altra destinazione che si tende a voler dare al TFR, ovvero al passaggio nei fondi pensione integrativi.
Lasciare il TFR all’INPS secondo questa nuova via permetterebbe quindi all’INPS, in fase di pensionamento di un lavoratore, di garantirgli un trattamento pensionistico maggiore e anche anticipato se le condizioni del diretto interessato lo permettono.
Ecco l’addio al TFR che si profila per i lavoratori dipendenti
A dire il vero già oggi il TFR finisce all’INPS. Solo che non viene usato per gli obiettivi prima esposti. E soprattutto, è un accantonamento che spesso i lavoratori usano in anticipo, almeno in parte. Salvo rari casi, come per esempio nel settore domestico dove le badanti possono chiedere il TFR versato nell’anno ogni dicembre in anticipo (al 70% però), per i lavoratori dipendenti l’anticipazione prevede regole particolari.
Che per l’addio al TFR di cui parliamo oggi verrebbero rese inutili. L’anticipo del TFR può essere richiesto dal lavoratore dipendente solo se con lo stesso datore di lavoro è stato assunto per almeno 8 anni consecutivi. Ma anche con una giusta motivazione. Siano essi i già citati acquisto della casa, ristrutturazione o spese sanitarie come quelle odontoiatriche e simili. Naturalmente per andare in porto il progetto di rendere il TFR idoneo a sistemare importi delle pensioni e anticipazione del trattamento, gli anticipi sarebbero vietati. Ecco perché si profila un addio al TFR per i lavoratori.