All’indomani dell’annunciato accordo sui dazi tra Unione Europea e Stati Uniti, Baker Hughes annuncia di avere raggiunto un’intesa da 13,6 miliardi di dollari per acquisire Chart Industries, segnalando l’intenzione di proseguire nel consolidamento del settore oil & gas. E la tempistica non sarebbe del tutto casuale. L’UE si è impegnata ad aumentare gli acquisti di gas dagli USA. Insieme al petrolio la fattura dovrà essere di 750 miliardi di dollari in 3 anni. Una notizia senz’altro positiva per i produttori americani, anche se restano forti dubbi sull’effettiva implementazione.
Acquisiti di gas UE dagli USA triplicati
Partiamo da qualche dato.
Gli USA sono diventati una potenza esportatrice di gas naturale. L’anno scorso, ne hanno estratto per 1.033 miliardi di metri cubi e consumato per 938 miliardi. Per la prima volta hanno la necessità di trovare clienti, non fornitori. Sul petrolio quel momento non è ancora arrivato, complici gli elevati consumi interni. Ed è così che nel 2024 hanno esportato nel resto del mondo più di 218 miliardi di metri cubi. Di questi, 52,47 miliardi (24%) sono arrivati nell’UE, incidendo per il 15,8% dei consumi complessivi. Prima della guerra tra Russia e Ucraina, gli acquisti di gas dagli USA erano nell’UE pari a poco più di 18 miliardi di metri cubi e incidevano solamente per il 4,2% del totale.
In appena tre anni, quindi, abbiamo quasi quadruplicato gli acquisti di gas americano in termini percentuali e più che triplicato in volumi. Nel frattempo i nostri consumi sono diminuiti di quasi il 23%. Viceversa, le importazioni dalla Russia sono passate dall’incidere quasi il 40% a poco più del 10%. E l’obiettivo dichiarato di Bruxelles sarebbe di azzerare del tutto tale quota, in modo da non dipendere dai ricatti del Cremlino neanche in minima parte.
Costo del gas americano
Ci sono parecchie polemiche in merito a questo decoupling tra UE e Russia. E’ opinione diffusa che gli acquisti di gas americano siano più costosi. E’ davvero così? Alla Borsa di Amsterdam il gas si acquista oggi a 35 euro per Mega-wattora. Negli USA il prezzo in dollari risulta compreso tra 10 e 11 dollari, cioè meno di 9,50 euro al tasso di cambio odierno. Sembra evidente che il gas americano costi molto meno di quello russo. In realtà, bisogna sommare altri costi. Poiché gli USA e l’Europa sono divisi dall’oceano, il gas non può che arrivarci trasportato su nave. Quello russo, invece, fluisce essenzialmente tramite i gasdotti.
Per essere caricato sulle navi, il gas deve essere prima liquefatto. Questa operazione costerebbe all’incirca sugli 8 euro per Mega-wattora. Il trasporto ci costa altri 5 euro per Mega-wattora. Infine, una volta arrivato a destinazione nei porti europei, la materia prima deve essere rigassificata. Ci pensano allo scopo proprio i rigassificatori, come quello al largo di Piombino. Il costo si aggirerebbe intorno ad altri 4-5 euro per Mega-wattora. Sommando tutte queste voci, in questo momento gli acquisti di gas americano ci costerebbero intorno ai 26-27 euro per Mega-wattora.
Trattasi di un importo inferiore ai prezzi negoziati con la Russia. Mosca avrebbe costi di produzione più bassi, ma evidentemente ciò non si traduce anche in prezzi inferiori.
Divorzio da Russia, maggiore integrazione con USA
Se anche i produttori americano vendessero a noi europei tutto il gas esportato nel 2024, riuscirebbero a coprire i due terzi dei nostri consumi. E quanto fatturerebbero? Ai prezzi odierni, quasi 25 miliardi di dollari all’anno. Stando ai calcoli di Reuters, l’anno scorso le esportazioni di energia dagli USA verso la UE valevano 76 miliardi, quasi un quarto del totale. Esse comprendono gas, petrolio e solidi come il carbone. Arrivare a una media annua di 250 miliardi appare un esercizio più di fantasia che realtà. Al di là dei numeri, la questione è semplice: ci saranno acquisti di gas e petrolio in crescita dagli USA e in calo dalla Russia. Come questa svolta possa combaciare con l’ambita “autonomia strategica” di Bruxelles, è tutto da vedere.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


